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LE SCUOLE E GLI EBREI (*)
di Piero Morpurgo 

L'odio razziale nasce dall’ostilità al rinnovamento della Scuola: ieri e oggi

Oggi non si può più insistere -come fanno alcuni manuali di storia- nel tentare di giustificare una politica razzista con il fatto che l’Italia vi sarebbe stata portata per colpa del progetto di un folle dittatore straniero; purtroppo oggi occorre capire che la storia del fascismo si connotò per una impronta razzista maturata ben prima di analoghi provvedimenti nazisti: sono le fonti storiche che mettono in evidenza questa prospettiva.

Del resto è il materiale documentario che offre le prove di quelle tragedie della storia che hanno visto in più di un caso progettare, anche nella contemporanea età dei diritti, lo sterminio di intere popolazioni. Quel che è successo nei Balcani è stato messo in luce con grande coraggio dallo storico Grmek che ha ripercorso i momenti di un’ideologia serba che indigna per la sua aberrazione. Si tratta del concetto di ‘pulizia etnica’ proclamato già nel 1807 dal primo Consiglio di Stato serbo. I documenti pubblicati danno bene l’idea del progetto: cancellare ogni traccia della memoria del nemico dopo averlo sgozzato, cacciare gli arabi, gli ebrei, gli zingari.

Tema ricorrente anche in Serbia fu quello per cui gli ebrei vennero più volte accusati di praticare il cannibalismo. In questa campagna antisemita la Serbia si distinse a tal punto che -nel 1941- gli occupanti nazisti di Belgrado si complimentarono con le autorità del paese perchè avevano realizzato la prima nazione in Europa Judenfrei: libera da ebrei. Anche in questo caso l’impronta razzista nasceva dall’insofferenza per il fatto che nel 1878 ebrei e musulmani avevano ottenuto garanzie sui loro diritti civili. Quell’evento aveva scatenato le proteste del ministro degli esteri serbo. Nel 1902 il presidente dell’ accademia serba era stato estremamente chiaro: "occorre lo sterminio il nostro o il vostro"; l’obiettivo erano i croati comunque definiti figli di Giuda.

Le fonti riportate da Grmek impressionano perché evidenziano un uso massiccio della propaganda italiana: da Pasquale Mancini (m. 1888) fautore del colonialismo in Abissinia al poeta futurista Marinetti amante delle guerre purificatrici. E infatti la contaminazione tra gli orientamenti ‘letterari’ italiani e serbi è evidente perchè dal 1924 della Serbia si susseguirono gli appelli a far nuotare il nemico nel sangue.

Poi nel 1939 fu proposta la ‘soluzione finale’ per il Kosovo; si trattava di incendiare i villaggi e di espellere le popolazioni inferiori. L’esecuzione del piano era stata accuratamente redatta: occupare il territorio e ‘pulirlo’. Gli effetti si manifestarono subito attraverso dettagliate relazioni: nel 1942 a Foca mille morti con trecento tra donne e bambini, a Jahorina 2.000 sgozzati e poi ancora villaggi bruciati, donne e bimbi assassinati. Uno di questi rapporti dichiara letteralmente: "Durante l’operazione si è proceduto all’annientamento totale della popolazione musulmana senza considerazione di sesso e d’età".  

 

(*) Tratto dal libro, Le Scuole e gli Ebrei di Piero Morpurgo, di prossima pubblicazione. L'articolo è stato pubblicato su Educazione e scuola alla pagina http://www.edscuola.com/archivio/didattica/scuolebrei.html

 

  

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