13. Far parlare le fonti

Che cos'è una fonte

Come dicevamo prima, il passaggio dell'uomo sulla terra lascia innumerevoli tracce nell'ambiente che ci circonda, tracce scritte, come documenti d'archivio, letteratura, scritture personali come i diari o le lettere, ma anche immagini, trasformazioni dell'ambiente, produzioni culturali (dai libri, ai film, ai palazzi) oggetti, ricordi e racconti. Tutte queste tracce sono fonti potenziali a disposizione dello storico ed è il suo selezionarle per ricostruire il passato che le trasforma in vere e proprie fonti, ovvero in strumenti per il suo lavoro.

CONSIGLI UTILI
Conoscere la tipologia delle fonti

Esistono diversi modi per classificare una fonte.Possiamo dividere le fonti in due grandi gruppi:

  • le fonti di diritto pubblico
  • le fonti di diritto privato

Al primo gruppo appartengono le leggi, le circolari, gli atti e la corrispondenza da parte dello Stato, degli enti pubblici e dei notai (gli archivi delle scuole o quelli dei comuni, o i dati Istat, ad esempio).
Il secondo gruppo si divide in una serie di sottocategorie:

  • fonti visive (arti visive, fotografie, film, documentari, programmi televisivi, ecc.)
  • fonti sonore (musica, registrazioni radio ecc.)
  • fonti orali (testimonianze dirette)
  • fonti scritte che, a loro volta, si suddividono in diverse tipologie
  • scritti inediti (corrispondenze, diari ecc.)

scritti editi, che includono tutto quello che esiste di pubblicato e che quindi si suddividono in ulteriori sottocategorie (letteratura, giornali, saggistica ecc).
Ci sono poi le tracce involontarie, quelle cioè che non sono nate con intenti comunicativi ma che pure è possibile interpretare: gli oggetti, la struttura delle abitazioni (le fonti materiali), le trasformazioni dell'ambiente, i sistemi di lavoro, gli usi e i costumi ecc.
Ciascun tipo di fonte, naturalmente, ha il suo linguaggio e i suoi limiti che bisogna conoscere per essere in grado di utilizzarla senza rischiare travisamenti o errori.

conoscere le regole per analizzare le fonti

E' necessario pertanto tornare in biblioteca per cercare i saggi fondamentali sull'uso delle fonti che vuoi utilizzare. Di solito si tratta di saggi non troppo lunghi, di lettura non facilissima, perché sono di opere rivolte ad altri specialisti del settore, ma non impossibili da affrontare anche perché le teorie spesso sono accompagnate da esemplificazioni d'uso. D'altra parte nessuno pretende da te che diventi uno specialista nell'uso di questi linguaggi: questa lettura ti serve solo per evitare ingenuità o interpretazioni distorte.

CONSIGLI UTILI
Qualche regola e qualche esempio

Come dicevamo sopra, ogni fonte parla rispetto alle domande che il ricercatore le pone. Tuttavia non è possibile rivolgere le stesse domande a tutte le fonti, né si può mai essere assolutamente certi della correttezza della risposta. La risposta dipende infatti dalla capacità di analisi di chi interroga e dalla ricchezza della documentazione che ha a disposizione.
Proviamo a darti qualche avvertenza metodologica, tieni conto però che solo i saggi specialistici, o una supervisione esperta da parte del tuo insegnante, o anche da parte nostra, se vorrai, potrà garantirti la necessaria correttezza metodologica.Innanzi tutto devi considerare che nessuna fonte è oggettiva: tutte le fonti rappresentano la realtà in base ai criteri di chi ha prodotto quel messaggio.
Prendiamo ad esempio la testimonianza orale, come anche il diario o qualsiasi fonte che si basa sulla memoria per ricostruire gli eventi.
E' evidente che la rappresentazione che offre sarà filtrata dalla capacità di ricordare del soggetto, dal modo in cui questi ricordi si connettono con la sua vita e con le altre sue esperienze, dal tipo di autorappresentazione che vuole dare di sé nel presente, dalle convinzioni che lo animano e dalla sua idea del mondo. Si tratta quindi di una fonte da maneggiare con estrema cautela e che va verificata intrecciandola con altre (non ti puoi basare solo su interviste se vuoi, ad esempio, conoscere l'impatto che l'emigrazione dal sud ha avuto su Asti negli anni '60; dovrai anche leggere i giornali dell'epoca e ricavarti i dati precisi sull'entità del flusso migratorio per verificare e completare il quadro).
Anche fonti che sembrano in apparenza più oggettive hanno bisogno di essere trattate con le dovute cautele. Gli stessi giornali appena citati presentano i fatti in base alle scelte editoriali di chi li pubblica e del modo di vedere di chi ci scrive: ti basterà confrontare due testate di uno stesso giorno per osservare come cambi anche solo la gerarchia della presentazione delle notizie.
Allo stesso modo il documentario o la fotografia nascono da un occhio che riprende la realtà e che quindi la seleziona e la monta a partire dal suo punto di vista.Insomma la prima regola di un buon ricercatore è: non fidarsi e controllare qualsiasi fonte attraverso altre fonti.
Rifletti poi su un altro aspetto del tuo lavoro sulle fonti: il tuo obiettivo non è solo raccogliere informazioni, ma anche valutarne la credibilità e il significato, tenendo conto anche degli obiettivi dell'emittente e delle convenzioni interne al documento che stai esaminando (un articolo di giornale, ad esempio, ha una struttura e delle regole compositive, e questo vale anche per un romanzo o per un film o per qualsiasi altra fonte).