Il boom economico: costumi e consumi

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L’espansione economica degli anni Cinquanta e Sessanta migliorò il tenore di vita delle classi lavoratrici rendendo possibile anche a famiglie operaie di mantenere i propri figli agli studi sino al conseguimento di un diploma o, spesso, della laurea. Il numero degli iscritti all’università triplicò agli inizi degli anni Sessanta e continuò a crescere nel corso dell’intero decennio. Gli studenti, che fino a pochi decenni prima erano stati una minoranza privilegiata, diventarono una categoria assai più numerosa.

Il prolungarsi degli studi e la conseguente dipendenza economica dalla famiglia tesero ad ampliare il periodo di tempo compreso tra la fine della fanciullezza e l’inserimento nel mondo degli adulti. Gli anni Sessanta e la prima metà del decennio successivo cominciarono a essere caratterizzati, così da una specie di "allungamento dell’adolescenza.

Inoltre, la maggiore disponibilità di tempo e di denaro fece sì che la nuova generazione di giovani diventasse una fascia di consumatori particolarmente gradita al sistema produttivo, che realizzò notevoli profitti cominciando a occuparsi espressamente dei loro spettacoli televisivi e cinematografici, capi di abbigliamento, dischi e mezzi di trasporto, creando così mode da seguire,"divi" da imitare e modelli di comportamento ai quali conformarsi. La maggior parte di questi ultimi proveniva dal mondo anglosassone, che prese definitivamente il posto di Parigi e della Francia come punto di riferimento internazionale: Londra, New York, San Francisco divennero le grandi capitali della moda "giovane" (dei teenager, come vengono chiamati, con termine inglese, i ragazzi tra i 13 e i 19 anni) e dell’industria discografica.

Si imposero così in tutta il mondo capi d’abbigliamento come i jeans o le t-shirt, le bevande gassate e le canzoni in lingua inglese. Queste ultime, grazie all’opera di gruppi e artisti come i Beatles, i Rolling Stones, Bob Dylan e altri rappresentarono un fenomeno importantissimo della cultura giovanile.