Il boom economico: costumi e consumi

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I COSTUMI : le donne


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Il ruolo delle donne a partire dal boom economico: la nascita del movimento femminista
 
TAPPE PRINCIPALI NELLA CONQUISTA DELLA PARITA'
 
1945 Nascono il Centro Femminile Italiano (CIF) che si propone di ottenere la ricostruzione della Patria, devastata dalla guerra e impoverita già precedentemente dalla politica ambiziosa di Mussolini, attraverso la giusta valorizzazione delle risorse femminili, e l'Unione Donne Italiane (UDI), propaggine del Partito Comunista, che si propone di coinvolgere attivamente le donne nella vita del Paese.
Anche in Italia (1946) dopo Svezia (1866), Finlandia (1906), Norvegia (1909), Danimarca (1915), U.R.S.S. (1917), Inghilterra (1918), Stati Uniti (1920) e Francia (1945) fu riconosciuto alle donne il diritto di voto.
1950 Viene emanata la prima legge che garantisce la conservazione del posto di lavoro per la lavoratrice madre.
1951 Angela Cingolani, democristiana, è la prima donna sottosegretario d'Italia.
1958 E' approvata dal Parlamento, una legge, proposta dalla senatrice Lina Merlin (socialista), in cui si sancisce la chiusura dei bordelli, la legge che aveva lo scopo di eliminare dal Paese la piaga della prostituzione, mostra subito i suoi limiti, infatti la prostituzione dalle famose "case chiuse", si riversa nelle strade, non diminuendo affatto il giro di affari.
1959 Nasce il Corpo di Polizia femminile.
1961 Le donne possono intraprendere senza più ostacoli la carriera della magistratura e della diplomazia.
1963 Alle casalinghe viene riconosciuto il diritto alla pensione di invalidità e vecchiaia.

IL FEMMINISMO

Il movimento femminista, preparato dalle idee divulgate dai filosofi e letterati dell'Illuminismo, apparve per la prima volta in Francia all'epoca della Rivoluzione francese.

Il femminismo, come movimento vero e proprio, è  sorto negli anni '60, con l'intento di modificare radicalmente la divisione sessuale dei ruoli maschili e femminili e quindi di rimettere in discussione, in tutti gli aspetti del vivere associato, una gerarchizzazione umana che assegna un meno o un più ai diversi individui in base a meri rapporti di potere che trovano fondamento proprio nella sessualità maschile e nelle sue proiezioni sociali e politiche. Il femminismo ha pertanto rimesso in discussione, a partire dall'analisi della propria sessualità (autocoscienza), tutti i settori della società, della quale contestava l'aspetto ed il carattere fortemente maschilista, ed il fatto di essere retta su discriminazioni di sesso individuando i nessi esistenti tutt'oggi tra la sessualità e i poteri Movimento che si propone di estendere i diritti della donna nella società.

L'emancipazione femminile è stata raggiunta lentamente, prima sul piano economico, poi su quello giuridico, intellettuale e  sul piano politico. Il movimento femminista ebbe grande sviluppo nei paesi anglosassoni, soprattutto in Inghilterra dove, nel 1903, Emmeline Pankhurst fondò l'Unione sociale e politica femminile (Women's Social and Political Union) che, con manifestazioni clamorose e spesso violente, riuscì a ottenere per la donna il diritto al voto politico.

Il movimento di liberazione della donna ha conosciuto una nuova fase di sviluppo negli anni Settanta, riprendendo tutte le sue rivendicazioni e puntando contro il cosiddetto 'sciovinismo maschile', ossia la protesta contro una società diretta esclusivamente da maschi. I movimenti femministi degli anni '70 si dedicarono quindi alla creazione di una coscienza dello stato di oppressione in cui versavano le donne ed alla propria liberazione da questo. Ritenendo che la differenziazione dei ruoli sessuali privilegiasse quello maschile e che fosse il risultato di 'un'ideologia oppressiva', dovuta ad un sistema educativo retrogrado e condizionante. 

Il movimento femminista, dunque, ha centrato le sue pratiche politiche dall'analisi della soggettività, che pure permane ancora oggi in alcuni gruppi, a un ambito sociale lottando per la conquista di più ampi diritti civili che hanno portato in Italia all'introduzione del divorzio, alla modifica del diritto di famiglia nel 1975, all'istituzione dei consultori familiari, alla legge sulle pari opportunità, alla liberalizzazione dei contraccettivi e all'approvazione delle leggi che regolano l'aborto.

Parallelamente e in contrapposizione alle organizzazioni di tipo riformista, si sono formati numerosi gruppi di femministe radicali che credevano che la liberazione della donna potesse avvenire grazie alla negazione della società, dominata da valori maschili, e nel rovesciamento del sistema.
Le forme più acute ed estremistiche di femminismo si sono poi attenuate nel tempo, concentrandosi più che verso il rovesciamento del sistema, verso un'effettiva uguaglianza nel potere decisionale nei vari campi della società. 

Questo nuovo femminismo trova sempre più numerosi simpatizzanti anche fra gli uomini, o almeno fra coloro i quali sono convinti che una vera democrazia non possa ormai conciliarsi con la disuguaglianza dei sessi.

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