propaganda politica

Partendo di una metastoria del senso si può dire che il Novecento è stato quello della parola trasformata in linguaggio. Tutto doveva permettere alle parole di incontrare le masse. Poi è venuto il tempo delle immagini fisse, le quali sono state un modello di cultura politica anche per i leaders che utilizzavano la radio per affascinare le folle. Le immagine mobili, finalmente, con la televisione, hanno prospettato uno nuovo schema. La storia in successione dei media è uno dei migliori modi per comprendere il rapporto tra produzione di senso, elite politiche e masse. Discorsi, manifesti, radio, cinema, televisione furono degli strumenti - non neutrali - che hanno imposto anche una certa drammatizzazione delle pratiche politiche.
Non irrilevante fu comunque la questione dei modi di parlare e dunque d'essere da parte di leaders e personaggi della vita pubblica. Si confrontarono modelli classici, più o meno riferiti al passato, e forme moderne dei rituali politici. Il linguaggio politico diviene allora il luogo di un conflitto tra conservatori e riformatori. Il progetto fascista di modificare la lingua italiana rivela il desiderio di imporre un diverso modo di parlare rispetto alle vecchie abitudini.  La riforma dell'ortografia in Francia, tanto discussa e mai compiuta, dimostra anche che la lingua non è sottomessa solo al linguaggio politico. L'unico potere dell'uomo politico risiede nella capacità di produrre proseliti, seguaci e imitatori, ma per fare questo deve adattarsi ai codici di comunicazione della lingua popolare. Parlare col popolo suppone parlare come il popolo. In tal modo la storia del linguaggio suppone quello della storia delle società. Perché la "politica per tutti", nell'era delle masse, ha creato vari sistemi di "senso collettivo" che sono divenuti luoghi di una memoria e di consenso.  La storia dei linguaggi politici incrocia finalmente le preoccupazione attuali sulla trasformazione delle identità politiche e sull'influenza dei diversi modelli storici nazionali.

http://www.cssem.org/documenti/propaganda/articoli/viterbo_dalmeida.htm

Le campagne elettorali in Europa: gli studi storici e i percorsi di ricerca.

Il linguaggio della politica usato durante le campagne elettorali integra forse, l'intera storia politica delle democrazie europee nei due secoli scorsi, il XIX° e il XX°. Tuttavia, all'inizio del XXI° secolo, si potrebbe tentare di definire il concetto di campagna elettorale, dal punto di vista della storiografia, per addentrarsi meglio nei suoi linguaggi politici anche se, per farlo, dobbiamo ricorrere ai lavori dei politologi o, comunque, privilegiare l'ambito interdisciplinare e comparativo senza il quale, non si può studiare l'argomento.

http://www.cssem.org/documenti/propaganda/articoli/viterbo_noiret.htm

La propaganda fascista:

La seconda guerra mondiale fu combattuta anche attraverso la diffusione di cartoline e manifesti. I mezzi psicologici furono messi in campo come armi non meno importanti di quelle militari. Le popolazioni furono investite da una emissione continua di messaggi in cui era prevalente il tema dello scontro ideologico. Molti manifesti tentano di dare una giustificazione alle iniziative di guerra e di conquista dell'impero.

La politica estera fascista venne ispirata soprattutto al prestigio internazionale; Mussolini puntò soprattutto l'espansione coloniale. La dittatura personale del Duce utilizzò i nuovi mezzi di comunicazione, come la radioil cinema e stampa  per farsi vedere come un capo deciso e lungimirante. In ogni sala cinematografica si proiettavano i cinegiornali, preparati dall' ufficio stampa di Mussolini, e i film ispirati all'ideologia fascista. Nel 1928 nacque l'Ente italiano audizioni radiofoniche (EIAR) e la radio grazie a questo acquistò molta importanza tra i mass-media utilizzati dal fascismo e tra la popolazione.

http://web.tiscali.it/soluzionefinale/propagfasc/propfasc04.htm

propaganda fascistapropaganda fascista

indice > società di massa