bibliolab

chi siamo attività e news la biblioteca laboratorio di lettura


mappa del sito

giochi multimedia e web laboratorio di storia laboratorio accadueo
 
LABORATORIO DI STORIA > materiali didattici > progetti di lavoro > la ricerca sulla storia della scuola > ottobre 2002
 
fare storia in Laboratorio
gli interventi degli esperti
i percorsi didattici
materiali didattici
Bibliolab:
la caccia al tesoro
le sitografie
Forum docenti
Forum studenti

La ricerca della rete delle scuole polo di storia sulla storia della scuola

gli interventi del seminario di ottobre 2002

I libri di testo e le riforme della scuola: una cronologia
Patrizia Vayola

1859: legge Casati regio decreto n.3725 del 13/11/1859

il testo della legge è innovativo, in via di principio, rispetto al resto d'Europa = obbligatorietà, gratuità ed unicità del grado elementare di istruzione ma l'Italia si trova in una condizione di analfabetismo peggiore rispetto agli altri paesi europei, determinata da arretratezza economica.
Stabilisce che l'istruzione elementare (a carico di comuni con possibili integrazioni statali)  sia impartita dai 6 anni, in classi diverse per maschi e femmine e divisa in due bienni:

* biennio inferiore (obbligatorio e gratuito, a carico di comuni, ma attivabile in proporzione alle loro facoltà e ai bisogni degli abitanti [art.137] + stipendi di insegnanti subordinati a distinzione tra urbane e rurali e ad agiatezza di comune)

* biennio superiore (nei comuni sede di istituti secondari e con popolazione superiore a 4.000 abitanti)

La formazione dei maestri è assicurata dall'istituzione di 9 scuole normali per preparazione di maestri, triennali, con accesso a 15 anni (femmine) e 16 (maschi)

1877: Sinistra al potere  Legge Coppino = norme attuative della Casati e sua estensione a tutto il territorio nazionale --> già attuata dal 1861 ma in modo insufficiente

Art.2. L'obbligo di cui all'articolo 1 rimane limitato al corso elementare inferiore, il quale dura di regola fino ai nove anni, e comprende le prime nozioni dei doveri dell'uomo e del cittadino, la lettura, la calligrafia, i rudimenti della lingua italiana, dell'aritmetica e del sistema metrico; può cessare anche prima se il fanciullo sostenga con buon esito sulle predette materie un esperimento che avrà luogo o nella scuola o innanzi al delegato scolastico, presenti i genitori od altri parenti. Se l'esperimento fallisce obbligo è protratto fino ai dieci anni compiuti.

1888: redazione dei nuovi programmi

La Legge Coppino guidò la scuola italiana fino al periodo positivista che, in genere, viene fatto risalire al 1888, cioé a quando vennero pubblicati i Nuovi Programmi per la scuola elementare. Era quello un periodo molto delicato sul piano politico per la nostra Nazione: la questione con i cattolici era ancora aperta ed era fonte di instabilità politica. Le speranze risorgimentali di una rapida risoluzione dei problemi sociali ed economici si andavano rivelando illusorie: esse lasciavano il passo alla difficile realtà di un Paese nel quale il timido avvio dello sviluppo industriale si scontrava con l'arretratezza di tutto il sistema economico e con le prime forme di aggregazione operaia e sindacale, con sullo sfondo il definitivo declino della borghesia nobiliare sette-ottocemtesca. I Programmi del 1888 dimostravano, con chiarezza, la loro matrice positivista: essi, infatti, dettero molta importanza al metodo sperimentale, finalizzato alla formazione dello strumento testa, alla concezione della oggettività della conoscenza, alla scientifizzazione degli apprendimenti. Si puntò, in particolare, sull'educazione della volontà, fatto che in seguito avrebbe prodotto un'eccessiva considerazione per i metodi disciplinari. Una particolare attenzione venne riservata all'educazione intellettiva, intesa come forma educativa del pensiero critico, cioé come lotta al dogmatismo. Le materie di studio furono portate a cinque, la religione divenne materia facoltativa, alternativa allo studio dei diritti e dei doveri dei cittadini.  

Il maestro deve tener presente che la scuola ha da servire a tre fini: a dar vigore al corpo, penetrazione all'intelligenza e rettitudine all'animo a governarsi in ogni cosa per modo, in quanto è fattibile, da conseguirli.

Nel frattempo, grazie ad una serie di sovvenzioni elargite dallo Stato ai Comuni, miglioravano le condizioni generali degli insegnanti. In seguito la Riforma positivista fu completata da altri provvedimenti legislativi. 

1894: programmi Boccelli 

Essi introdussero la proposta di una nuova pedagogia del lavoro, la quale, fondamentalmente, puntava sulla eliminazione dagli studi del troppo e del vano, per poter dare al popolo quanto bastava. Siamo, d'altronde, in pieno Stato Liberale e le idee di Voltaire sui pericoli dell'acculturazione di massa facevano scuola anche in Italia.
Il programma assume il motto Istruire il popolo quanto basta; educarlo più che si può, e ritocca i programmi per forgiare i nuovi italiani. Leggere, scrivere, far di conto; diventare un galantuomo operoso fu l'obiettivo considerato prioritario. 

1903 approvazione dello stato giuridico degli insegnanti elementari 

1904  estensione dell'obbligo a 12 anni,   elementari ridotte a 4 anni per chi continua gli studi con aggiunta di V e VI per chi non continua e istituzione di scuole serali e festive per il recupero dei semianalfabeti 

1905: programmi Orestano, di concezione habertiana. Alla scuola elementare, essi affidarono il compito di preparare gli alunni per gli studi successivi.  

1911 Legge Daneo-Credaro preceduta da un altro provvedimento legislativo per le scuole elementari del Mezzogiorno, teso a finanziare con fondi statali l'edilizia scolastica e ad integrare gli stipendi degli insegnanti. Con la Legge del 1911, questi furono inquadrati in un ruolo provinciale unico e raccolti in due categorie, maestri di scuole urbane e maestri di scuole rurali. Sul piano critico, possiamo dire che tutta la riforma positivista fu progressivamente svuotata di contenuti e di significati, sino a dar vita a fenomeni di enciclopedismo e pedantismo. 

1923: Riforma Gentile  

Essa fu accompagnata dalla promulgazione dei programmi di Giuseppe Lombardo Radice, elaborati in base all'ispirazione spiritualista di Giovanni Gentile. I Programmi ponevano al centro del processo educativo l'opera dell'insegnamento e il suo rapporto con il bambino: compito del maestro diventava quello di accrescere e continuamente rinnovare la propria identità culturale e professionale e di proporre apprendimenti, ispirandosi, da un lato alla tradizione popolare, dall'altro alla produzione dei grandi ingegni del passato. la sua idea rimane  

quella di collegare i buoni sforzi degli educatori italiani e di far penetrare nella scuola comune e nelle famiglie un orientamento educativo più rispettoso della creatività del fanciullo.  

In tal senso l'educazione non era altro che processo di autoeducazione, nel quale l'insegnante diventava il competente interprete del testo programmatico, impegnato a favorire il naturale e spontaneo processo di sviluppo della creatività infantile: acquistavano così grande importanza gli apprendimenti che potremmo definire di tipo artistico, i quali avrebbero favorito l'ingenua ricerca del vero. 

Un Regio Decreto stabilì inoltre che una commissione provinciale, cui partecipavano anche funzionari ministeriali, valutasse l'ammissibilità dei libri di testo esistenti.

1923-40 politica dei ritocchi che modifica in senso più totalitario e propagandistico l'impianto della riforma;  

1926  Opera Nazionale Balilla = nata per il controllo dell'educazione fisica e dal 1929 posta sotto il controllo del Ministero dell'educazione nazionale 

1929: libro unico di stato = 5 milioni e mezzo di copie da Poligrafico di Stato 

1933  scuole elementari sotto gestione diretta di Stato 

1935: aggiunta della cultura militare alle materie di insegnamento per le scuole di ogni ordine e grado:tutti i programmi virano in senso propagandistico e militatista

1938:  leggi sulla difesa della razza via insegnanti e studenti ebrei da scuola di stato + epurazione di libri di testo e nuove discipline universitarie (demografia, antropometria, statistica comparata delle razze)  

1939: la Carta dei Servizi della Scuola proposta dal Bottai, documento programmatico in 29 dichiarazioni, conclude il processo di politicizzazione attraverso l'introduzione dell'obbligo da parte degli insegnanti di giurare fedeltà al regime. Molta attenzione viene data ala lavoro e alle attività manuali. 

1945: emanati i Programmi Omedeo-De Ruggiero, basati sul rispetto della spontaneità infantile e sulla preparazione del piano delle attività didattiche. 

1955: Programmi Ermini.
Pur mantenendo la suddivisione dei cicli, i Programmi Ermini posero la religione a fondamento e coronamento del processo educativo.

Questa formazione, anteriore a qualunque finalità professionale, fa sì che la scuola primaria sia elementare non solo in quanto fornisce gli elementi della cultura, ma soprattutto in quanto educa le capacità fondamentali dell'uomo; essa ha, per dettato esplicito della legge, come suo fondamento e coronamento l'insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica.  

Sono evidenziate: la necessita di muovere dal mondo concreto del fanciullo, tutto intuizione, fantasia, sentimento; la sollecitudine di fare scaturire dall'alunno stesso l'interesse all'apprendere; la cura di svolgere gradualmente le attitudini all'osservazione, alla riflessione, all'espressione; la costante preoccupazione di aiutare in tutti i modi il processo formativo dell'alunno senza interventi che ne soffochino o ne forzino la spontanea fioritura e maturazione; la consapevolezza, finalmente, che scopo essenziale della scuola non è tanto quello di impartire un complesso determinato di nozioni, quanto di comunicare al fanciullo la gioia e il gusto di imparare e di fare da se, perché ne conservi l'abito oltre i confini della scuola, per tutta la vita.
Nella psicologia concreta del fanciullo l'intuizione del tutto è anteriore alla ricognizione analitica delle parti; cosi la scuola ha il compito di agevolare questo processo naturale partendo dalle prime intuizioni globali per snodarle via via nelle articolazioni di un discorso riflesso. Il fanciullo scopre a poco a poco il significato delle proprie esperienze, e perciò conviene che con lenta gradualità scopra l'esistenza delle materie nelle quali il sapere scolastico tanto più variamente si diversifica, quanto più progredisce verso il sistema e la scienza.

 In pratica, sull'onda dello spiritualismo pedagogico allora imperante, essi pensarono ad un bambino tutto casa, cuore e conformismo, spostando così il baricentro educativo dalla sfera intellettuale a quella etico-affettiva.  

Già negli anni '70, però, il legislatore iniziò ad avvertire l'inadeguatezza di quei Programmi. I tempi, in effetti, stavano cambiando più velocemente del solito, si stava entrando nell'era massmediale di una società policentrica e multiforme: il post-moderno si avvicinava. Tutto, o quasi, era dunque da cambiare. A ciò, in parte, pensarono i Decreti delegati del '74, ma i veri interpreti del cambiamento furono i Programmi dell'85.  

STORIA DELLA SCUOLA

gli interventi del seminario di ottobre 2002

programma del seminario del 9-10 ottobre 2002

le schede di analisi dei documenti (materiale preparatorio per il seminario di autunno 2002)

progetto del seminario di autunno 2002  

incontri di formazione Marzo 2002

il progetto di ricerca in sintesi

il progetto di ricerca nei dettagli

 

 

  

LABORATORIO DI STORIA materiali didattici > progetti di lavoro > la ricerca sulla storia della scuola