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Pagine storiografiche
Critica marxista
Rossana Rossanda
A sei anni dal crollo dell' Unione Sovietica, appena
alle spalle, il
capitalismo e' diventato il sistema economico mondiale, senza più antagonisti
neanche simbolici. Il XX secolo si era strutturato sul conflitto tra
capitale e classe operaia, proiettati ambedue in una idea globale di società;
e quando la Rivoluzione d'Ottobre dette vita ad uno stato, che divenne presto
una grande potenza economica e militare, l' "altro" modo di produrre
parve farsi realtà; e la sua esistenza accelerò l' organizzarsi dei
salariati, agevolò le loro alleanze, strutturò movimenti di resistenza
nazionale al sistema coloniale o imperialistico e sicuramente, dopo la crisi
del 1929, indusse a politiche di regolazione del capitale e del mercato in
occidente. Il conflitto tra i due "sistemi" avrebbe modellato i due
campi. La storia di che cosa sia stato, come formazione sociale reale, il
primo stato che si proclamava operaio, e dei processi che esso ha accelerato o
indotto su scala mondiale, resta da fare. Certo e' che con gli anni '70 gli
Stati Uniti smettono ogni regola, abolendo prima la convertibilità del
dollaro e poi, nel 1974, liberalizzando i movimenti dei capitali che, in
parallelo con l' improvviso arricchimento dei paesi produttori di petrolio, si
spostano nel mondo producendo volumi d' affari e interrelazioni prima
sconosciuti. Negli anni '80 la scelta della liberalizzazione e dell'
abbattimento di ogni misura protettrice (tramite diverse
forme di welfare) e del lavoro e del mercato interno, dilaga nel
Regno Unito e impatta con l'Europa, dove più forti sono state le strutture di
controllo. Quando l'Unione Sovietica implode nel 1989, per lo squilibrio fra
innovazione capitalista e impossibilità del sistema sovietico di competere
con essa proprio mentre intende innestarsi sul mercato mondiale, trascina con
sé l'idea-forza non solo di un "altro" sistema, ma della possibilità/necessità di mettere dei limiti al liberismo.
La formula "fine della storia" è naturalmente men che meno
sommaria, ma una fine d' epoca c'e' stata. Da allora la libera circolazione
del capitale e delle merci non ha più avuto ostacoli neanche simbolici al suo
dispiegarsi, abbattendo o eludendo progressivamente le residue frontiere
doganali o i residui protezionismi. Il liberismo trionfa. Ma dove sono i
risultati che si attendevano? Esso postulava la fine dei conflitti
guerreggiati non solo con la cessazione della tensione fra le due grandi
potenze, ma nel primato della produzione e della contrattazione degli scambi.
Sarebbe stato il Nuovo ordine mondiale, unificato dal mercato, la cui mano
invisibile avrebbe progressivamente indotto un equilibrio tra i diversi
soggetti, anche se a ritmi ineguali fra paesi di punta e paesi "in
ritardo", e allargato e stabilizzato le democrazie, per la naturale
identità di interessi fra libertà del capitale e libertà dell' impresa, e
fra libera impresa e libertà del cittadino. Ma non e' andata così. Finito
il bipolarismo, sembra presentarsi, piuttosto che un nuovo ordine, un Nuovo
Disordine Mondiale (B. Badie, Nouvel Ordre ou Nouveau Desordre
Mondial, Point de Vue 13, 1994 Paris), indotto dalla mondializzazione del
capitale e dalla sua crescente deterritorializzazione, con conseguente caduta
del ruolo degli stati nazione. Aumentano invece che ridursi gli squilibri, non più soltanto tra
Nord e Sud ma negli
stessi paesi di elevato reddito (O. Dolfuss, L' espace Monde,
Economica, Paris 1994), e si moltiplicano le guerre locali. Il mercato non
appare più ne' regolatore ne' mediatore dei conflitti.
Su questo ragiona nel suo Rapporto del 1994, il Gruppo di Lisbona,
diciannove persone che si scelgono liberamente come interlocutori, studiosi,
imprenditori, tecnici dello viluppo, tutti provenienti dalle zone alte, la
cosiddetta "triade" formata da Usa, Europa, Giappone. Esso non solo
ne prende atto ma indica la causa
nel dominio della competitività, che per il liberismo e' intrinseca al
mercato e motore dello sviluppo. Non e' o non e' più così, ci dice, e se non
sarà corretta porterà a contraddizioni e lacerazioni esplosive. La
correzione non avverrà per un processo naturale dell' economia, intrinseco al
mercato, ma per una scelta, in senso pieno, politica.
Pista di riflessione.
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La fine dell'URSS ha aperto una fase nuova, di cui la Rossanda ne rimarca gli aspetti più disincantati. Quali sono? | |
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Cogli il senso della critica che viene qui mossa al liberalismo oggi egemone in Europa. |