Molti
abbandonavano la scuola per il lavoro, però c’era l’obbligo
scolastico; dopo cinque giorni si doveva tornare, perché altrimenti ci
voleva il certificato medico (Ferrere, 1926).
Quasi
tutti i ragazzi, in quel periodo, avevano bisogno di lavorare (F. F.,
Ferrere, 1919)
No,
nessuno abbandonava la scuola (L. M., Cagliari, 1942).
E
non si poteva arrivare in ritardo, perché le punizioni erano ancor più
severe delle altre (Ferrere, 1929).
Sì,
dopo tre o quattro ritardi si prendeva la nota, perché ci si fermava a
giocare nelle strade. Se
poi si superava l’età di
13 o 14 anni e non si aveva ancora fatto la quinta obbligatoria i
genitori di quei ragazzi potevano anche decidere di tenerli a casa da
scuola e mandarli a lavorare nei campi; sotto quell’età tutti
andavano a scuola (S. D., Cologna Veneta, 1937).
Chi
non riusciva bene a scuola l’abbandonava per andare a lavorare nei
campi; l’obbligo era solo fino alla terza elementare (E. C., San Paolo
Solbrito, 1935).
Nessuno
abbandonava la scuola per il lavoro, perché se no c’erano punizioni
(M. B., Ferrere, 1931).
Nessuno
abbandonava la scuola per il lavoro; si lavorava dopo che si era
arrivati da scuola, la scuola era obbligatoria (O. N., Villafranca,
1929). |