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SCUOLA MEDIA STATALE
"GIOVANNI XXIII"

PIETRAMELARA

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Progetto T4: lo sterminio dei disabili

Il progetto T4. La soppressione degli adulti disabili

Come aveva anticipato a Gherard Wagner in una precedente conversazione privata, con l’inizio della guerra Hitler iniziò l’operazione di eutanasia dei disabili adulti. Nell’ottobre del 1939 Hitler convocò una riunione informale alla presenza di Hans Henrich Lammers, ministro della cancelleria, Leonardo Conti, subentrato a Wagner come medico generale del Reich e Martin Bormann, segretario particolare e vera e propria "anima nera" del Fuhrer per illustrare scopi e modalità del progetto.

Dopo la campagna di sterilizzazione, l’eliminazione dei disabili adulti, istituzionalizzati e non, mirava, nella deriva ideologica del nazismo, a cancellare il passato. "Quelle dei disabili – come ebbe a dire Hitler nella riunione preparatoria – erano vite indegne di essere vissute.

Alla base del progetto vi era comunque un criterio di ordine preminentemente economico e utilitaristico: secondo gli accurati calcoli di uno statistico del Reich, l’eutanasia dei portatori di Handicap adulto, se calcolata su base decennale, avrebbe fatto risparmiare all’erario tedesco qualcosa come 885.439.980 marchi, senza contare il mancato esborso di spese alimentari e di mantenimento.

L’avvio dello sterminio dei disabili adulti, coincise comunque con un rafforzamento del potere nazista. Hitler l’attuò, pur con tecniche di assoluta segretezza e dissimulazione, perché convinto dell’assoluta impunità e della comprovata capacità di manovrare il consenso ad ogni livello. Quando questa consapevolezza venne meno, nella prima metà del 1941, il Fuhrer fu costretto a cambiare repentinamente, ma non nella sostanza le modalità di esecuzione di quello che verrà universalmente chiamato "Progetto action T4", o più semplicemente: "T4".

Il 15 ottobre 1939, la cancelleria privata di Hitler, che già si era occupata dello sterminio dei bambini handicappati, fisici e mentali, emanò un ordine di servizio, a firma autografa del Fuhrer, che imponeva a tutti gli istituti e case di cura del Reich, di fornire, su base regionale, gli elenchi dettagliati di quei degenti definiti incurabili o terminali. Questo documento, anche in sede di processo di Norimberga, fu addotto a prova della responsabilità dei vari medici e gerarchi che, a diverso titolo, avevano partecipato al T4, ciò nonostante questa informativa non fu mai istituzionalizzata, il T4 rimase sempre circondato dalla più assoluta segretezza e si mosse con rigore assolutamente scientifico.

La supervisione del progetto fu affidata in un primo tempo a Leonardo Conti, ma dopo una serie di lotte interne al partito, cui non erano estranei Himmler e Flick, Conti fu sacrificato e la direzione organizzativa fu assunta da Philiph Bouler e Karl Brandt, fedelissimi di Himmler, che si erano già occupato dell’eutanasia infantile dei disabili. Dal punto di vista operativo comunque, la competenza passò ben presto al II ufficio della cancelleria privata di Hitler, diretto da Viktor Brack.

L’eliminazione dei bambini disabili, a suo modo, era stato un’operazione circoscritta, questo era uno sterminio su larga scala: tutto andava razionalizzato e soprattutto – secondo la tecnica cara a Brack – programmato e mistificato. La cancelleria del Fuhrer non poteva e non doveva essere coinvolta direttamente.

Il II ufficio della cancelleria e tutti gli uffici medici relativi al progetto, diretti fino al 1940 dallo psichiatra Werner Hayde , furono subito trasferiti in una grande villa confiscata a ricchi ebrei berlinesi. Proprio all’indirizzo di questa villa, situata al numero 4 di Tiergarten straße a Berlino, si deve il nome in codice del primo progetto nazista di sterminio di massa.

Lo sterminio dei bambini era stato a suo modo un’operazione abbastanza circoscritta, questa invece era vissuta come un progetto su larga scala e richiedeva, pertanto, un’organizzazione oliata ed efficiente. Viktor Brack dotò il T4 di tutta una serie di uffici tra i quali primeggiavano l’ufficio medico e l’ufficio aministrativo, coperti da una fitta rete di cooperative mediche del Reich, tra cui la famigerata Rag (unione degli ospedali e case di cura del Reich) che fungeva da paravento per gli uffici medici. All’ufficio trasporti competeva invece lo spostamento dei pazienti dagli istituti di provenienza a quelli che furono definiti "centri di uccisione".

Questo compito, primo tassello della campagna di dissimulazione orchestrata da Brack, era demandato al braccio operativo del "Gekart", con la supervisione delle SS che prelevavano i pazienti nei famigerati autobus grigi.

Molti dei soggetti disabili, definiti tali in base ad una sommaria diagnosi psichiatrica basata solo su elementi chimico-biologici, visto che la psicanalisi era bandita dal nazismo come foriera di influenze ebraiche, si rendevano conto di ciò che li aspettava e gli aguzzini erano costretti a riempirli di sedativi durante e dopo il trasporto.

Dopo aver approntato la macchina organizzativa bisognava passare alla fase attuativa ed approntare i centri di uccisione. In un primo tempo ci fu una macabra querelle rispetto all’utilità di usare iniezioni letali o gas, poi, su espressa menzione di Brack, si optò per la seconda ipotesi, definita subitanea e meno dolorosa.

Il primo centro di uccisione fu approntato tra il dicembre del 1939 e il gennaio del 1940 in un ex istituto carcerario situato presso Brandeburgo sull’Haven. Il sito, un castello isolato, fu scelto per la vicinanza a Berlino e per essere facilmente dissimulabile rispetto alle eventuali proteste dell’opinione pubblica. Alla prova generale di cassazione, avvenuta dopo aver approntato una stanza apposita che poteva contenere 70 soggetti, assistettero tutti i vertici del T4, tra cui lo stesso Brack, Boulher, Conti e Linden. Subito dopo il campo di Brandeburgo furono istituiti, in rapida successione, altri 5 campi di uccisione che coprivano tutti il territorio del Reich germanico: Grafeneck, Hartheim, Sonnenstein, Bernburg e Hadamar.

Per questioni di segretezza i nomi dei campi non apparvero mai sui documenti di transito ma furono designati con casuali lettere dell’alfabeto. I responsabili degli stessi assunsero vari pseudonimi e lo stesso Brack fu designato sempre come "Jenninger".

Per quanto riguarda l’organizzazione interna, ogni campo era strutturato con personale medico, che spesso non aveva nessuna cognizione anatomica ed era reclutato a caso anche tra gli studenti universitari, personale infermieristico e cosiddetti fuochisti, addetti alla gasazione, al crematorio alla cremazione dei cadaveri.

Il tutto si svolgeva come una catena di montaggio. I pazienti venivano prelevati dagli istituti di provenienza a cui il personale di transito rilasciava regolare ricevuta con il numero esatto dei soggetti prelevati. Una volta arrivati presso i campi di uccisione, i disabili venivano smistati nelle sale di accoglienza che spesso erano sopraelevate rispetto alla camera a gas: se le sale d’accoglienza erano situate a pian terreno, la camera a gas doveva necessariamente trovarsi nell’interrato. Dopo la spoliazione degli abiti e degli effetti personali, che venivano accuratamente raccolti dal personale infermieristico e andavano ad ingrossare un fondo nero del T4, gli individui venivano prima sottoposti ad una sommaria visita medica che ne controllava i possibili denti e placche d’oro, poi, dopo essere stati marchiati con nastro adesivo, erano invitati a fare la doccia e condotti nella camera di gasazione che veniva poi chiusa ermeticamente, dando fiato a quattro soffioni posti in alto attraverso un meccanismo posto in una stanza adiacente. La morte sopravveniva nel giro di 10 minuti dopodiché il personale di servizio accatastava i cadaveri, li conduceva al crematorio e, in maniera sommaria, provvedeva all’accatastamento delle ceneri in una fossa comune.

Quando il programma di uccisione arrivò a pieno regime, nelle camere a gas, al posto dei 70 soggetti iniziali, venivano accatastate più di 300 o 400 persone alla volta. Quando, il 24 agosto 1941, pressato dall’opinione pubblica interna, Hitler ordinò la temporanea sospensione delle esecuzioni, si calcolò che il progetto T4 avesse fatto più di 70000 vittime. Ma gli storici di Norimberga accertarono come questa cifra fosse eccessivamente inferiore ai dati reali visto che, guardando alle prove documentali, il calcolo si riferiva soprattutto ai decessi avvenuti nei campi di uccisione senza contare le innumerevoli morti causate con iniezione letali, prima e dopo le uccisioni di massa.

 

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Ipertesto realizzato dal Prof. Giuseppe Landolfi

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