Luisa Galli (24-05-2002
17:25)
Anch'io ritengo che il valore di un
ipertesto non risieda soltanto nei contenuti...
Quando penso alle nuove tecnologie nella scuola (quindi anche agli
ipertesti), e del loro insegnamento, mi piace soffermami a riflettere
anche sul fatto che esso non possa essere considerato come qualcosa di
distinto dall'attività didattica ordinaria, ma la multimedialità deve
portare con sè la trasformazione della quotidiana pratica didattica al
fine di produrre significativi miglioramenti nell'apprendimento.
La condizione essenziale però, affinchè la multimedialità crei
miglioramenti nei sistemi di apprendimento, è la disponibilità da parte
degli insegnanti a rendere flessibili i propri sistemi di insegnamento,
ponendosi in un'ottica di ricerca e di costante sperimentazione al fianco
degli allievi.
Il docente deve essere in grado di creare situazioni didattico-ambientali
dove gli studenti possano esprimersi al meglio e dove siano rispettati i
loro stili cognitivi e le loro capacità di intervento.
E' necessario che sia lasciato spazio ed anzi stimolata la divergenza in
modo che siano gli studenti stessi, partendo dalle loro risorse, a
produrre ipotesi, organizzare percorsi, trovare nessi e riorganizzare reti
concettuali all'interno di un metodo di lavoro aperto e flessibile. E'
necessario, in altre parole, che l'insegnante passando dal paradigma
pedagogico della convergenza a quello della divergenza, abbandoni pratiche
didattiche fondate sulla trasmissione di concetti-soluzione, per approdare
a metodologie che favoriscano l'emergere di concetti-problema, passando
dal semplice al complesso, dall'univocità alla pluralità e creando così
i presupposti per passare dalla cultura all'intercultura.
Nella mia classe ci sono parecchi bambini stranieri e alcuni con difficoltà
a vari livelli; ritengo che le tecnologie multimediali possano tornare
utili anche in situazioni di siffatto genere, se si pensa che esse
producono un rovesciamento del modello di apprendimento che, a sua volta,
richiede una revisione, un cambiamento dei paradigmi didattici.
Se la programmazione per unità didattiche, fondate sui contenuti, ha
risposto in questi ultimi anni all'esigenza di costruire un itinerario
elaborato in funzione del diritto all'eguaglianza -dove cioè fosse
garantito a tutti un progetto didattico a partire dalle competenze e dai
saperi disciplinari- la programmazione per progetti, nata con
l'introduzione della multimedialità nella scuola, favorisce la stesura di
percorsi che innanzitutto garantiscono il diritto alla diversità.
La programmazione per progetti è, in altre parole, una pianificazione che
parte dalla ricognizione sui bisogni e sulle risorse degli studenti.
Inoltre una programmazione per progetti, per quanto riguarda i contenuti
permette un approccio multi-inter-disciplinare, per quanto riguarda i
metodi produce atteggiamenti di esplorazione-costruzione e
contemporaneamente, per quanto attiene alla sfera dei comportamenti
facilita momenti sempre più frequenti e strutturati di
collaborazione-cooperazione.
Luisa Galli
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