Patrizia
Vayola (10-04-2002 18:02)
...La formazione della
maggior parte degli insegnanti infatti si è sviluppata prima che il
computer e, soprattutto, internet diventassero strumenti di uso
quotidiano.
Questo fatto conduce a molteplici conseguenze: c’è infatti molta
resistenza e diffidenza nei confronti dell’uso di questo strumento a
fini didattici ed anche una serie di pregiudizi sulla presunta
competizione tra la carta (libri, giornali ecc) e il digitale. E, anche se
ormai la maggior parte dei docenti è in grado di praticare un uso
funzionale del computer (scrivere un testo, mandare un’e-mail), sono
ancora una minoranza gli insegnanti che utilizzano le nuove tecnologie a
fini didattici, cioè individuandone le potenzialità cognitive e
costruendo strategie formative conseguenti.
Veniamo alla storia in particolare.
Quali innovazioni produttive può consentire l’utilizzo delle nuove
tecnologie nell’ambito della didattica della storia?
Intanto l’uso di internet può consentire di uscire dal manuale perché
dà accesso ad una pluralità di risorse (saggi, documenti, prodotti
didattici di altre scuole, immagini, musiche, fonti) che permettono
all’insegnante (prima ancora che agli studenti) di costruire percorsi
didattici utilizzando strumenti prima impossibili da raccogliere con
altrettanta facilità. Lo stesso discorso vale anche per gli ipertesti in
circolazione (anche se su questo tema si potrebbe aprire una ulteriore
discussione giacchè la maggior parte non è pensata per un uso
prioritariamente didattico e, di conseguenza, si tratta di materiali che
devono essere utilizzati fornendo consegne ben precise in modo da evitare
il rischio della dispersione o della superficialità di approccio. In
alcuni poi, progettati per la divulgazione, manca un apparato critico
preciso sulle fonti che presentano.)
Per quanto riguarda invece l’uso degli ipertesti per la realizzazione di
prodotti didattici, il fatto di lavorare per mappe concettuali e di dover
riconoscere le connessioni tra vari aspetti del tema (i link) abitua alla
concettualizzazione, all’identificazione dei nodi
problematici, alla
definizione delle parole chiave, alla esplicitazione dei collegamenti
(anteriorità, contemporaneità, posteriorità, causa, effetto, relazione
ecc) tra i vari elementi della ricostruzione storica. Le fonti inoltre, se
l’ipertesto è frutto di un vero lavoro di ricerca, potranno essere
parte integrante del lavoro e fungere non da esemplificazione (come spesso
nel manuale) ma da giustificazione dell’interpretazione proposta.
Naturalmente tutto ciò non implica solo la conoscenza tecnica degli
strumenti ma un’attenta opera di progettazione didattica che consenta
davvero di raccogliere questi frutti...
|