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William Apes, Pequod

INDIETRO                                                                          LEGGI LA STORIA                                                                                                                                 L’INVASIONE DEI PELLEGRINI

Nel dicembre del 1620, I Pellegrini sbarcano a Plymouth e, senza chiedere permesso a nessuno, s’impadronirono di una parte del paese, e si costruirono le case, e poi fecero un trattato e ordinarono loro (agli indiani)di rispettarlo.

Quest’operazione, se fosse compiuta oggi, sarebbe considerata un’offesa, e ogni uomo bianco sarebbe chiamato a far la parte del patriota e a difendere i diritti della sua terra;e nel caso che tutti gli intrusi venissero trucidati, tale fatto verrebbe gridato ai quattro venti per tutti gli Stati dell’Unione, e questa vittoria e il patriottismo sarebbero all’ordine del giorno. Eppure, gli indiani, se non ci fosse stato spargimento di sangue e se nessuno fosse stato imprigionato, avrebbero subito l’offesa senza ribellarsi benché molti di loro fossero tutt’altro che soddisfatti. E invece, proprio a causa della gentilezza e dello spirito di rassegnazione dimostrato nei confronti dei bianchi, furono chiamati selvaggi e ritenuti esseri creati da Dio apposta per essere distrutti. Pare che fra i Pellegrini e gli indiani venisse concluso un trattato, il quale venne rispettato per quarant’anni; in questo periodo, i giovani capi indiani insegnarono ai Pellegrini il modo di vivere nella loro terra, e trovare mezzi di sostentamento per le loro donne e i loro bambini, e per tutto ringraziamento, si ebbero la qualifica di selvaggi. Quei due bravi capi indiani, che si comportarono così bene coi Pellegrini, si chiamavano Squanto e Samoset.

Quelle di cui vi parleremo adesso, son cose davvero orribili. Soffermandoci un momento sui periodi, gennaio e marzo del 1623, in cui i coloni del signor Weston furono lì lì per morire di fame; alcuni di essi furono costretti ad affittare se stessi agli indiani, a diventare i loro servi, per poter sopravvivere.La loro principale occupazione consisteva nel far legna e nell’andare ad attingere acqua; ma siccome non erano troppo contenti di questa situazione, molti bianchi presero a rubare il grano degli indiani; e poiché gli indiani se ne lamentarono, in seguito alle loro lamentele qualcuno dei colpevoli vennero punito per rabbonire, come dissero i bianchi, i selvaggi. E adesso vediamo un po’ chi era più selvaggio; quello che aveva rubato il grano era un uomo di taglia robusta e atletica, e per questo, preferirono risparmiarlo e prendere un vecchio zoppo e malato, che si guadagnava da vivere facendo il tessitore, e poiché pensavamo che non sarebbe servito ancora per molto, il vecchio, benché innocente come un agnello, venne impiccato al posto del ladro. Oh, selvaggio. Dovunque tu sia, piangi sui crimini dei cristiani.

Un altro atto di umanità per i cristiani, ché tali si dicono, è quello compiuto dal capitano Standish il quale, raccolte frutta e provviste, s’avanza con nero, ipocrito cuore, e afferma di preparare una festa per gli indiani; e quando questi si siedono a mangiare, gli altri afferrano i coltelli che gli indiani portano appesi al collo e li conficcano loro nel cuore. La gente bianca, queste pugnalate, le chiama far la festa ai selvaggi. Ci sembra che ciò basti a qualificarli, il loro contegno essendo degno più di selvaggi che di cristiani.

Presero un wittumumet, la testa del capo, e la posero in cima a un bastone nel loro forte; e da quel che ne sappiamo, diedero lode a Dio per il successo ottenuto, l’assassinio di un povero indiano; da quel che ci sa, era un uso comune quello di rendere grazie a Dio per questo genere di vittorie, perché credevano che fosse volere e comandamento di Dio che loro agissero così.

Ma c’è ancora dell’altro: e cioè la violazione del trattato proposto e fatto sottoscrivere agli indiani dai Pellegrini, e costoro infransero per primi. I Pellegrini avevano promesso di consegnare agli indiani chiunque avesse violato il trattato, perché fosse punito secondo le loro leggi, e gli indiano si impegnarono a fare altrettanto. Ora, pare che un indiano si fosse reso colpevole di tradimento, congiurando contro la vita del re, reato, questo passibile della pena di morte, e Massasoit chiese che gli si consegnasse il colpevole, e i Pellegrini si rifiutarono di consegnarglielo, nonostante avessero promesso, dietro giuramento, che l’avrebbero fatto.

La ragione era che il colpevole era un uomo troppo utile per loro. Questo mostra quanto fossero grati a coloro che li avevano aiutati, ai loro antichi protettori. Ora, chi dunque potrebbe biasimare quel venerabile, vecchio capo, se avesse subito dichiarato guerra, e spazzato via tutte le colonie? Avrebbe potuto farlo benissimo, se avesse voluto, ma no, sopportò tutto, e perdonò ai bianchi. Ma quale popolo, cosiddetto civile, avrebbe fatto altrettanto? Nessuno, crediamo. E non abbiamo dubbio alcuno che i Pellegrini, al posto loro, avrebbero fatto tutto il possibile per vendicarsi e appagare  le loro empie passioni. Ma si vedrà che questo buon vecchio capo diede prova di maggior tolleranza  cristiana che non tutti i governatori del tempo, o di quelli che vennero in seguito. Si può ben dire  che fu un esempio  per gli stessi cristiani; e invece i Pellegrini hanno detto di lui che era un selvaggio.

In questa storia di Massosoit troviamo che i suoi stessi capi non erano soddisfatti  dei Pellegrini; che li consideravano come degli intrusi e che questi intrusi essi desideravano cacciarli dalla loro costa. Venne fatta circolare una notizia falsa  riguardante un certo Tisquantum, che sarebbe stato assassinato da un indiano. Uno degli uomini di Coulbantant. In seguito a ciò, un certo Standish, individuo spregevole e malvagio, prese con sé quattordici di quei perversi Pellegrini, e questo avvenne a mezzanotte, quando un silenzio di morte regnava sulla terra deserta. A quella tarda ora della notte, dicevamo, entrati in una casa isolata, ne va della nostra vita. “Intanto alcune delle donne erano così spaventate, che qualcuna tenta di scappare, e allora gli assassini gli spararono addosso. Ora, è fuor di dubbio che quelle donne non erano mai visto un uomo bianco prima d’allora, e tanto meno udito lo sparo di un fucile. Questo, alle loro orecchie deve essere parso simile a rombo del tuono, è certo il loro cuore dev’essersi riempita di terrore. E si può forse pretendere che quelli innocenti indiani considerassero uomini buoni e leali? Forse che voi considerereste cristiano e uomo leale, un ladro e assassino che vi entrasse in casa nel cuore della notte? Quegli indiani non avevano torto un capello ai bianchi, erano innocenti come agnelli, come nessun altro essere al mondo. Ma se le vere vittime osano dire anche una sola parola, sono denunciate come belve feroci e selvagge.

Gli scrittori che narrano la storia della Nuova Inghilterra dicono che le nostre tribù erano forti e rispettabili. Come avrebbero potuto essere diversamente, se la loro salvezza, era riposta nelle mani di indiani amichevoli? Nel 1647, i Pellegrini parlano di forti e rispettabili tribù. Come sono state annientate: lealmente, forse? E come, allora? Mediante un contegno ipocrita, ingannandoli  e illudendoli. Li illusero, dicendo agli indiani che il loro Dio era venuto a parlar loro, e poi li piazzarono tutti in fila davanti alla bocca del cannone e poi accostarono la miccia e li uccisero a migliaia. Possiamo supporre che esistano più miti cristiani, i quali posseggono armi e merci migliori del cannone, ma soffermiamoci ancora a considerare le armi di cui si sono serviti per civilizzare questa terra. Eccole: rhum e polvere da sparo; e pallottole, e insieme tutte le malattie come il vayolo, ad esempio, e ogni altro genere di calamità, e con questi mezzi gli indiani vennero spazzati vi a migliaia, a decine di migliaia.

TITOLO: Sul sentiero di guerra
AUTORE: Hamilton Charles 
DATA EDIZIONE: 1977
CASA EDITRICE: Feltrinelli Economica
LUOGO: Milano