Bibliolab LABORATORIO DI STORIA > materiali didattici > percorsi > storia delle donne > APPROFONDIMENTO 2 > legge 48/1963

storia delle donne APPROFONDIMENTO 2

APPROFONDIMENTO - VITA

  di Agnese Argenta

Stampa locale durante il periodo bellico

"Asti Repubblicana" - 22/01/44

Donne

Nobilissime lettere di donne, hanno riportato i giornali, e continuamente ne giungono a tutte le redazioni: di madri di Caduti che dichiarano il loro orgoglio di aver dato alla Patria il proprio figlio, di madri di giovani soldati che affermano che recherebbe loro minor strazio il saperlo votato all'eroica morte che il saperlo salvo a prezzo di una viltà; di spose che alla Patria offrono il loro pianto tanto umano, che solo può confortare la coscienza della loro missione di rescere i figli al culto della memoria del caro Caduto e dell'ideale per il quale egli diede la vita; di fidanzate che alla Patria hanno orgogliosamente offerto la rinuncia al loro sogno d'amore.

Ci commuove la fierezza di una madre e di una sposa che in un annuncio di giornale ricordano il loro congiunto nell'anniversario del suo eroico sacrificio "a coloro che serbano fede al culto della Patria e dell'onore". Giusto. Gli altri,coloro che più non credono alla Patria e non si preoccupano dell'onore, non son degni neppure di pensare ad un eroico Caduto.

Sono lettere, sono atteggiamenti che ci confortano, che ci riempono l'animo di reverenza verso la vera femminilità,verso la santa maternità delle donne vere, delle donne che non rinnegano la loro alta dignità di genitrici di uomini, che nobilitano la santa missione procreatrice di esseri umani dotati di un'anima nella quale vive il soffio della divinità.

Di fronte a queste madri, a queste donne noi c'inchiniamo reverenti e benediciamo Iddio di poter riconoscere in esse il volto venerato di nostra madre, di poterle accomunare nel nostro affetto e nel nostro rispetto alle donne di casa nostra dall'animo educato allo stesso nobile sentire.

Quanto lontane da loro, quanto diverse, tanto da sembrare possibile appartengono alla stessa umana famiglia, quelle madri pavide e meschine che della maternità non sentono se non l'istinto bruto: non il nobile, umano, generoso, fiero amore che le faccia desiderare di crescere nel figlio un uomo d'onore e di virtù virile, ma soltanto l'istinto puramente fisico che le induce a sottrarlo ad ogni costo al pericolo, anche a costo di farne un essere spregevole per viltà e di esporlo alla vergogna ed al disonore; quelle madri che si acconciano a sopportarli, anzi a volerli imbelli e vili pur di sentirsi accucciati intorno a sé i propri miserabili cuccioli uggiolanti di timore; quelle femmine che dell'amore non intendono che il legame carnale e non sentono orrore dell'amplesso di un essere abbietto senza coraggio e senza lealtà, anzi lo incitano a sottrarsi al dovere ed a rinunciare all'onore pur di tenerlo avvinto a sé con un legame che dell'amore umano e divino non ha che il nome usurpato!


indietro