ALLORA

1. Versione in prosa

Allora...in un tempo assai lunge

felice fui molto; non ora:

ma quanta dolcezza mi giunge

da tanta dolcezza d’allora!

Allora in un tempo molto lontano

fui molto felice; ma non adesso:

e quanta dolcezza mi ritorna in mente

dai bei ricordi di allora!

 

Quell’anno! per anni che poi

fuggirono, che fuggiranno,

non puoi, mio pensiero, non puoi,

portare con te, che quell’anno!

Quell’anno! Per tutti gli anni che sono

trascorsi e che trascorreranno,

non può la mia mente

dimenticarsi di quell’anno!

 

Un giorno fu quello, ch’è senza

compagno, ch’è senza ritorno;

la vita fu vana parvenza

sì prima sì dopo quel giorno!

Quello fu un giorno che non avrà

uguali, che non ritornerà;

la vita fu inutile apparenza

sia prima che dopo quel giorno!

 

Un punto!... così passeggero,

che in vero passò non raggiunto,

ma bello così, che molto ero

felice, felice, quel punto!

Quel punto trascorse così velocemente,

che in realtà non fu mai raggiunto

tuttavia fu talmente bello, che ero tanto

felice per quel punto!

2. Caratteristiche formali dominanti

La poesia è caratterizzata da diversi elementi formali quali:                  

-          il titolo informativo che rafforza il tema principale dell’opera, poiché evidenzia la parola chiave “allora”, la quale indica un momento illusorio;

-          i versi novenari (12, costituiti da 9 sillabe) e ottonari (4, formati da 8 sillabe, quali il secondo, il quinto, il settimo e il quindicesimo), suddivisi in quattro strofe di 4 versi ciascuna (quartine);

-          la rima alternata (ABAB CDCD FGFG HIHI), in base alla quale un verso non ha la stessa identità di suono di quello immediatamente seguente, ma di quello successivo a questo, e quelle interne della seconda quartina (poi – puoi) e della quarta strofa (passeggero – vero);

-          le diverse figure timbriche, quali l’allitterazione per consonanza (in L nel I verso della prima quartina e negli ultimi due dell’ultima; in N nei primi due versi della seconda strofa e nel II dell’ultima, nel quale troviamo anche quella in R; in G nel II e in P nel III verso della seconda quartina; in V nel III verso della terza strofa) e per assonanza (in A nel III e nel IV verso della prima quartina; in O nel III e nel IV verso della seconda strofa; in E nell’ultimo verso della seconda e della quarta strofa) e l’anafora, cioè la ripetizione di termini ed espressioni quali “allora”, “dolcezza”, “anno”, “non puoi”, “giorno”, “ch’è senza”, “sì”, “punto”, “così”, “felice”.

Occorre evidenziare come Pascoli utilizzi abbondantemente questi elementi del timbro e un climax discendente (da “Allora”, cioè da un tempo indefinito, illimitato, a “punto”, ovvero ad un momento preciso, circoscritto) con forte valore semantico;

-          le figure retoriche d’ordine, tra cui l’anastrofe, che possiamo individuare nel II verso della prima quartina (felice fui molto), nel I della terza strofa (un giorno fu quello) e nel III dell’ultima (bello così; molto ero). Ad essa si aggiunge l’enumerazione per asindeto nel III verso della seconda quartina e nell’ultimo verso della quarta;

-          le figure retoriche di significato, come la litote, presente nel III verso della seconda strofa (non puoi, mio pensiero, non puoi), e l’antitesi, che ritroviamo nel II verso della prima quartina (felice fui molto; non ora), la quale ribadisce l’intenzione comunicativa della poesia;

-          i periodi che non presentano una costruzione complessa e costituiti per lo più da frasi paratattiche;

-          il lessico semplice (registro popolare alto) e le parole chiave, quali “allora”, che coincide con il titolo, e “felice”, entrambe ripetute. Quest’ultime sono molto importanti, in quanto identificano il tema principale della poesia. Attraverso esse, infatti, il poeta “porta alla luce” il concetto di illusione legato alla felicità;

-           il campo semantico temporale, riguardante l’intera poesia e creato da Pascoli soprattutto attraverso l’introduzione dei termini “allora”, “anno”, “giorno” e “punto”. Occorre, infine, sottolineare che la poesia è ambientata nel presente, ma si riferisce al passato. 

3. Intenzione comunicativa

Leggendo per la prima volta quest’opera viene spontaneo pensare che con essa l’autore voglia mantenere vivo il ricordo di un momento felice del passato e distinguerlo dagli altri, nei quali la sua esistenza è stata e sarà solo apparenza. In realtà, però, leggendo il testo più attentamente e con occhio critico, si possono riconoscere elementi che trasformano questa considerazione in quella secondo la quale la felicità è un’illusione che si pensa di aver raggiunto, ma che, invece, è solo fantasia come testimonia il climax discendente.

A tale conclusione, che rappresenta, dunque, l’intenzione comunicativa, si arriva, soprattutto, notando alcune espressioni del testo quali “ch’è senza compagno, ch’è senza ritorno” e “che in vero passò non raggiunto”. Esse, infatti, esprimono la consapevolezza di Pascoli della natura fantastica di questo sentimento e l’impossibilità della sua reale esistenza. Inoltre, il poeta evidenzia il desiderio di “aggrapparsi” a questa illusione attraverso il verso “non puoi, mio pensiero, non puoi”, con il quale sembra voglia costringere se stesso a credere nella felicità, alla quale attribuisce, quindi, una funzione consolatoria.

4. Problematica affrontata

Il problema principale affrontato in quest’opera è, come detto precedentemente, l’inesistenza della felicità, tema legato, per l’appunto, a quello dell’illusione. Questi due elementi sono, quindi, considerati da Pascoli come un’unica entità alla quale si contrappone la realtà (contrasto evidenziato dall’antitesi “felice fui molto; non ora”). Per eludere quest’ultima, il poeta “si rifugia” in un fittizio ricordo del passato. Si può notare, quindi, che attraverso quest’opera, Pascoli, non si limita ad esprimere ciò che abbiamo identificato quale tema più significativo, ma pone indirettamente un’altra questione, la quale si può riassumere attraverso la seguente domanda: Come si può sfuggire al dolore, alla sofferenza e, quindi, alla realtà?

5. Collegamento con altre poesie

Al quesito di cui sopra, rispondono, oltre a quest’opera, anche altri componimenti poetici tra i quali “FIDES” e “ORFANO”, nei quali possiamo individuare un elemento comune, il giardino. Esso, simbolo di illusione, è, infatti, un luogo in cui troviamo “rami d’oro, alberi d’oro, foreste d’oro” (notiamo anche qui la presenza di un climax, in questo caso ascendente), nel quale si è protetti dal mondo esterno, dalla realtà (richiamo del tema del “nido”). Tale spazio immaginario è protagonista dei sogni del bambino (altro elemento di entrambe le poesie), il quale, innocente, non è consapevole dei pericoli (rappresentati sia in “Fides” che in “Orfano” dagli agenti atmosferici). Occorre evidenziare che queste opere si possono associare ad “Allora” per quanto riguarda il tema dell’illusione, ma si differenziano da essa in quanto si riferiscono anche al concetto di morte (soprattutto in “Orfano”, nella quale il bambino è costretto alla solitudine in seguito alla perdita dei genitori, ma anche in “Fides”, dove essa è vista quale minaccia e rappresentata attraverso l’introduzione di un elemento ricorrente in diverse poesie di Pascoli: il cipresso).

6. Collegamento con la poetica dell’autore

Come detto precedentemente, nel componimento poetico che stiamo analizzando, il poeta attribuisce all’illusione della felicità una funzione consolatoria, la quale rappresenta un elemento ricorrente nella maggior parte delle poesie di quest’autore. La ricerca invana del sollievo, però, spesso si trasforma in desiderio di morte, la quale è vista sia come unico rimedio al dolore (ad esempio nelle opere “Notte di neve” e “Nebbia”), sia quale destino oscuro del quale gli uomini sono vittime. Quest’ultimi ne sono consapevoli, a differenza dei bambini che trascorrono il periodo dell’infanzia privilegiando il sogno, l’intuizione, l’invenzione alla razionalità. Tutto ciò è espresso dal poeta attraverso “Il fanciullino”, cioè il sentimento poetico che si racchiude in una poesia “pura” senza fini prefissati. Quest’ultimo tempra le emozioni e impedisce l’abbandono completo di Pascoli, il quale, quindi, si convince che nessun sentimento è assoluto. Tale sicurezza è dimostrata, per l’appunto, attraverso il contrasto tra illusione e realtà: la prima è vivere completamente uno stato d’animo attraverso un coinvolgimento totale, mentre la seconda è la consapevolezza che la felicità, l’amore (sentimento sinonimo di utopia nella poesia “Lontana”), la libertà … sono solo “miraggi”.  

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