Elio Vittorini. Da “Uomini e no” (1945).

   

Un operaio che si è unito da poco a due partigiani ha appena ucciso tre soldati tedeschi lungo la strada e vuole ucciderne un
altro in un’osteria.


L’operaio entrò nella casa.
Un grappino ?
- Niente grappino.
Era una vecchia dietro il banco.
- Che cosa di caldo ?
- Niente di caldo.
- Neanche se aspetto ?
-Se aspettate sì. Caffè di cicoria.
- Aspetterò. Ci vuole molto ?
-La macchina deve scaldarsi. L’ho accesa ora.
Egli sedette a un tavolino di ferro, guardò e vide il tedesco, nell’angolo presso la porta, seduto anche lui che aspettava.
Glio strizzò l’occhio.
- Eh ? - il tedesco chiese.Era non più un ragazzo, col nastrino al petto, di una campagna, non di una decorazione.
E la sua voce fu molto timida.
-Eh ?- chiese.
L’operaio voltò via il suo piccolo muso da lui.
Dio di Dio ! pensò. Che aveva un tedesco da essere triste in quel modo ?
Sedeva, le gambe larghe, la schiena appoggiata alla spalliera della sedia, la testa un po’ indietro, e la faccia triste, persa, una stanca
faccia di operaio.
Dio di Dio ! O non aveva conquistato ? Non era in terra conquistata ? Che cosa aveva da essere così triste, un tedesco che
aveva conquistato ?
Tornò a guardarlo e vide che quello non lo guardava.
Aveva gli occhi più in basso, come umiliato. Un momento si osservò le mani ; da una parte, dall’altra, entrambe insieme, e fu un
gesto lungo come ne fanno solo gli operai.
Dio di Dio ! egli pensò di nuovo.
Lo vide non nell’uniforme, ma come poteva essere stato : indosso panni di lavoro umano, sul capo un berretto da miniera.
Sarà zuccherato o no ? - chiese alla vecchia.
- Zuccherato ? Che zuccherato ?
- Allora non lo voglio.
Si rialzò, una mano in tasca, e si avvicinò alla porta. L’aprì.
Il tedesco sollevò il capo e, mestamente, gli sorrise ; anche dolcemente. Pareva di vedere sulla sua faccia che cosa fosse lo spoerco di carbone.
Egli uscì.
Dio di Dio ! Pensava. Prese la moto [del tedesco] e ne spinse a fondo la pressione. Nessuno accorse dalla casa, e fuggì sulla moto.
Nessuno sparò dietro di lui.
- Sei pallidino - gli disse Orazio.
- E’ stata la corsa.
- La corsa ?
Scaraventarono la moto nel fosso, ne aprirono il serbatoio e diedero fuoco alla benzina.
- Questo è tutto - disse l’operaio. - Una moto di meno.
- Non l’hai fatto fuori ?
- No, era troppo triste.