Eric
Maria Remarque
da
Niente di nuovo sul fronte occidentale
le cause della
guerra
«
Una cosa però vorrei sapere » dice Alberto, « se la guerra ci sarebbe
stata egualmente, nel caso che l'Imperatore avesse detto di no. »
« Ma certo » interrompo io « anzi dicono che lui in principio non la
voleva affatto. »
« Be', se non proprio lui solo, mettiamo, se venti, trenta persone nel
mondo avessero detto di no. »
« In questo caso può darsi: il male è che quelle hanno detto di sí.
»
« È buffo a pensarci » continua Kropp. « Noi siamo qui per difendere
la patria, nevvero? Ma i francesi stanno di là, anche loro per
difendere la patria. Chi ha ragione? »
« Forse gli uni e gli altri » dico io, senza crederci troppo.
« Va bene » dice Alberto, e vedo dalla sua faccia che cerca di
confondermi; « ma i nostri professori e pastori e giornali dicono che
abbiamo ragione noi, ed è sperabile che sia cosí; mentre dall'altra
parte professori e curati e giornali francesi sostengono che hanno
ragione soltanto loro; come va questa faccenda? »
« Questo non lo so » dico io; « quello che so è che la guerra c'è,
e che ogni mese vi entrano altri paesi. »
Ricompare Tjaden, ancora eccitato, e si mescola subito al discorso,
informandosi in che modo, innanzi tutto, scoppi una guerra.
« Generalmente è perché un paese ha fatto grave offesa a un altro »
risponde Alberto, con una cert'aria sentenziosa.
Ma Tjaden fa il tonto: « Un paese? Non capisco. Una: montagna tedesca
non può offendere una montagna francese: né un fiume, né un bosco, né
un campo di grano... ».
« Sei bestia davvero o fai per burla? » brontola Kropp: « non ho mai
detto niente di simile. È un popolo che offende un altro... »
« Allora non ho che fare qui: io non mi sento affatto offeso » replica
Tiaden.
« Ma mettiti bene in zucca » gli fa Alberto stizzito, « che tu sei un
povero villanaccio e non conti nulla. »
« E allora, ragion di piú perché me ne vada a casa »insiste l'altro,
mentre tutti ridono.
« Ma mio caro uomo, si tratta del popolo come collettività, ossia
dello Stato » grida Muller.
« Stato, Stato » e Tjaden con aria furbesca fa schioccare le dita «
guardie campestri, polizia, tasse, ecco il vostro Stato. Se è tuo
parente, ringrazialo tanto da parte mia. »
« Giusto » dice Kat « hai detto per la prima volta una cosa di buon
senso, Tjaden. Lo Stato e il paese sono veramente due cose diverse. »
« Ma vanno connesse l'una coll'altra » osserva Kropp; « paese senza
Stato non esiste. »
«Vero: però rifletti un po' che siamo quasi tutti povera gente. E
anche in Francia la gran maggioranza sono operai, manovali, piccoli
impiegati. Perché mai un fabbro od un calzolaio francese dovrebbe
prendersi il gusto di aggredirci? Credi a me, sono soltanto i governi.
Prima di venir qui, io non avevo mai visto un francese, e per la maggior
parte dei francesi sarà andata allo stesso modo quanto a noi. Nessuno
ha chiesto il loro parere, come non hanno chiesto il nostro.»
« E allora a che scopo la guerra? » domanda Tjaden.
Kat alza le spalle: « Ci deve esser gente a cui la guerra giova »
« Be', io non sono del numero » sghignazza Tiaden.
« Né tu, né altri qui. »
« E chi allora? » insiste Tjaden. « Neanche all'Imperatore la guerra
giova: lui ha già tutto quello che gli occorre. »
« Non dire questo » interrompe Kat; « finora una guerra non l'aveva
avuta. E si sa che ogni imperatore di una certa grandezza deve avere
almeno una guerra, altrimenti non diventa famoso. Guarda un po' nei tuoi
libri di scuola, se non è cosí. »
« Anche i generali diventano famosi con la guerra » osserva Detering.
« Piú ancora degli imperatori » conferma Kat.
« Però è certo che dietro v'è altra gente che ci vuoi guadagnare »
brontola Detering.
« Credo piuttosto che si tratti di una specie di febbre » dice
Alberto. « In fondo non la vuole nessuno, e poi, a un dato momento,
ecco che la guerra scoppia. Noi non l'abbiamo voluta, gli altri
sostengono la stessa cosa; e intanto una metà del mondo la fa, e come!
»
« Però dall'altra parte si stampano piú frottole che da noi »
replico io; « pensate un po' a quei fogli trovati sui prigionieri, dove
si diceva che noi mangiamo bambini belgi.
Bisognerebbe impiccare le canaglie che scrivono cose simili. Sono loro i
veri colpevoli. »
Muller si alza: « Meglio ad ogni modo che la guerra si faccia qui
piuttosto che in Germania. Guardate un po' queste campagne... ».
« Giusto » conviene anche Tjaden; « però meglio ancora sarebbe se
non ci fosse guerra affatto. » E se ne va, tutto fiero di aver bagnato
il naso a noialtri volontari. E in realtà la sua opinione è tipica
qui: ogni momento ce la troviamo di fronte, senza poterle contrapporre
nulla di efficace, perché va di pari passo con una incomprensione di
ogni altro ordine di rapporto.
Il sentimento nazionale del fante consiste in questo, che egli è qui a
combattere. Ma in ciò pure si esaurisce, tutto il resto viene da lui
giudicato empiricamente e dal suo particolare punto di vista.
Alberto si sdraia nell'erba, di cattivo umore.
« Meglio non parlare di tutto questo pasticcio. »
« Tanto piú che non si cambia nulla » conferma Kat.
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