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Sulla prima guerra mondiale

L'uso dei gas chimici

L’ecatombe di YPRES

" Il 2 Aprile 1915, a Ypres, in Belgio, i francesi vedono avanzare verso le loro trincee una nuvola di colore giallo-verde alta circa due metri, che continua a crescere fino a diventare una muraglia gassosa: è iniziata la guerra chimica. Sulle prime, i soldati pensano ad una cortina fumogena e si preparano ad accogliere i tedeschi: invece è la morte che arriva nel modo più crudele. IN breve, le trincee e i campi circostanti si riempiono di soldati che, come impazziti, corrono in tutte le direzioni, gettando via i fucili, strappandosi i colletti delle camicie e dei pastrani, urlando e implorando acqua, sputando sangue, rotolandosi per terra nella vana ricerca di un po’ d’aria da respirare. I francesi lo chiamano YPRITE, i tedeschi GELBKREUZKAMPFSTOFF(materiale da combattimento con croce gialla), gli inglesi MUSTARD OIL (gas alla senape). C’era stato un precedente: i francesi, nell’ottobre del 1914, avevano sparato proiettili carichi di gas lacrimogeni e i tedeschi avevano risposto con gas asfissianti, in violazione della convenzione dell’Aja. La Germania deteneva praticamente il monopolio dell’yprite, prodotta negli stabilimenti BASF di Ludwigshaven. L’attacco di Ypres uccise 5000 soldati, e 10.000 rimasero orrendamente piagati o completamente ciechi.[….] "

Testo di Luciano Garibaldi in “Un Secolo di Guerre” Edizioni White Star 2001.

Plezzo

[…]Gli austro-tedeschi impiegarono contro le batterie e le trincee italiane proiettili a gas, contro i quali non esisteva una efficace difesa. A Plezzo, dove Cadorna pensava che sarebbe stata follia per il nemico avventurarsi, un battaglione tedesco mise in funzione un migliaio di bombole contenenti fosgene. L’operazione non durò che trenta secondi, ma seicento italiani morirono in silenzio, con l’armamento intatto, il fucile al loro fianco; due telefonisti furono trovati al loro posto di lavoro con un blocco di fogli davanti, la matita in mano. Il bombardamento[…] ebbe una pausa, dalle 4,30 alle 6,30, ed essa aveva lo scopo di annientare con l’azione dei gas le riserve italiane che si fossero portate sulle prime linee: «l’inferno dopo una vertiginosa discesa nell’abisso — scrisse il tenente Weber —, è la morte sicura, per opera dei gas, di coloro che finora erano riusciti a sfuggirla. E’ la fine per quelli che stanno avanzando per turare le falle aperte nelle linee. La nebbia in mezzo alla quale essi corrono divora i loro polmoni. I disgraziati crollano a terra o sono costretti a fuggire».[…]

da Piero Melograni, Storia politica della grande guerra, ed Universale Laterza, Bari 1977, pag. 406-7