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Sul filo spinato

Storia politica del filo spinato, Olivier Razac

alcuni passaggi del saggio di Olivier Razac, Storia politica del filo spinato, Ombre Corte, Verona, 2001

pag 59-61

Il filo spinato è uno strumento. Non è che uno strumento, nella misura in cui non crea una funzione ma realizza in maniera specifica una funzione generale preesistente, ovvero la delimitazione dello spazio.
La funzione agricola della recinzione consiste nella difesa di uno spazio produttivo dalle aggressioni esterne. Il contadino recinta il proprio terreno per impedire intrusioni non desiderate: animali selvatici, mandrie domestiche, ladri, che rappresentano una minaccia per il suo campo, i suoi beni o la sua persona. in questo modo delimita un esterno percepito come una minaccia e un interno che, in quanto protetto, si ritiene rassicurante. La recinzione è dunque politica, partecipa della gestione operosa del patrimonio e rende visibili le distinzioni sociali.

La suddivisione dello spazio con il recinto possiede due caratteristiche: una statica e una dinamica. la caratteristica statica è costituita dalla pura presenza materiale della recinzione, come semplice segno di una proprietà o di un particolare statuto dello spazio. Non produce la delimitazione, la segnala soltanto. La caratteristica dinamica, invece, è rappresentata dalla capacità che possiede il recinto di produrre effettivamente una differenza nello spazio, vala a dire dal suo potere di azione di respingere gli intrusi. Un recinto è dunque un segno e un'azione.
Ciò che ha dato origine al filo spinato è il problema del rapporto tra l'elemento materiale del segno e l'elemento efficace dell'azione. Nel West, viste le condizioni geografiche e la vastità delle superfici da occupare, occorreva un tipo di recinzione che ottimizzasse il rapporto efficacia/materiali, occorreva respingere nel migliore dei modi con il dispositivo più leggero possibile. E il filo spinato, in quanto risultato di questa ricerca di efficacia, comporta una serie di conseguenze politiche decisive.
esso radicalizza le percezioni della delimitazione dello spazio. Produce una massificazione degli elementi respinti, tanto degli animali quanto, e allo stesso modo, degli uomini. E rafforza, con la sua stessa leggerezza, la connessione tra delimitazione e sorveglianza, connessione generale i cui effetti politii attuali sono immensi.

Il filo spinato è l'elemento di un dispositivo di esclusione e di inclusione. La sua funzione consiste nell'intensificare la divisione tra il dentro e il fuori prodotta da un dispositivo dato. il filo spinato viene a innestarsi su dispositivi che gli preesistono - protezione dei campi e delle mandrie, separazione tra bianche e Indiani, trincea e internamento - allo scopo di aumentarne l'efficacia disgiuntiva.
Ci si può dunque chiedere in che modo il filo spinato, da semplice strumento ausiliario, sia diventato l'elemento essenziale di una frontiera tra la vita e la morte, e dunque si sia iscritto nei grandi processi moderni di separazione radicale.
Gli Indiani, i soldati tedeschi o francesi e i prigionieri dei campi di concentramento non sono "semplicemente" esclusi dalla società e respinti verso la sua periferia. Non si tratta di definire dei cittadini di serie B nè degli esseri con minori diritti. Per loro, essere al di là o all'interno dei fili spinati non significa trovarsi in una condizione degradante ma in una non condizione assoluta. Non sono alle prese con una vita difficile, ma con una morte violenta.