La
Russia zarista La
Russia zarista ai primi del '900 è un paese ancora arretrato e
prevalentemente agricolo che solo da pochi decenni ha conosciuto, in
alcune aree urbane, un certo sviluppo industriale che ha comportato
anche, dal 1898 la nascita di un partito socialdemocratico di
ispirazione marxista.
Governato dallo zar Nicola II (1894-1917), il paese conosce un primo
movimento rivoluzionario nel 1905, in conseguenza della sconfitta nella
guerra col Giappone. La protesta, che fallisce perchè l'esercito si
mantiene fedele alla corona, vede insieme le rivendicazioni della
borghesia che aspira ad un ruolo politico e quelle di operai e contadini
che puntano al miglioramento delle condizioni di vita. Lo zar è
costretto ad alcune concessioni che si rivelano però più formali che
sostanziali. Sarà infatti istituito un parlamento, la Duma, che poi
sarà praticamente svuotato di ogni significativo potere decisionale.
Sarà inoltre abolita la servitù della gleba che ancora vincolava la
stragrande maggioranza delle popolazione alla terra. Ma i risultati di
questa operazione andranno a vantaggio dei grandi latifondisti che in
breve ritorneranno in possesso dei terreni espropriati (troppo piccoli
per consentire la sopravvivenza) e delle industrie che avranno un
serbatoio di manodopera a basso costo derivante dall'emigrazione nei
centri urbani degli ex-contadini privati della terra.
Sul piano economico l'industrializzazione è strettamente dipendente dal
capitale straniero, soprattutto inglese e francese e proprio a queste
due nazioni la Russia si vincolerà partecipando alla Triplice intesa.
Interrotte le ambizioni espansionistiche verso la Cina dalla sconfitta
nella guerra col Giappone, la Russia punterà all'allargamento dei
confini nell'area balcanica, ponendosi come protrettrice dei serbi,
ortodossi, nei confronti delle mire austriache agli stessi territori cui
anche lei ambisce.
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