Il sistema produttivo

    Mentre inghiotte sempre più uomini al fronte, la guerra esige anche un rapido e imponente incremento della produzione di armamenti. Le commesse militari stimolano lo sviluppo industriale, in particolare nei settori siderurgico, metalmeccanico e chimico; la potenza dei gruppi imprenditoriali e finanziari cresce. Mentre si eclissa sempre di più la classe politica ala potere, il binomio militari-grande industria assume il controllo delle economie nazionali.
Già il periodo precedente alla guerra era stato caratterizzato dalla corsa agli armamenti ma le scorte si rivelano assolutamente insufficienti di fronte alle esigenze del conflitto: fucili, cannoni, automezzi e proiettili finiscono nel giro di poche settimane. E' necessario aprire nuove industrie e ingrandire quelle già esistenti, riorganizzare la produzione, aumentare la produttività del lavoro e studiare innovazioni da apportare agli armamenti per adeguarli al tipo di conflitto. Le mitragliatrici, ad esempio, conosceranno continui perfezionamenti che ne aumenteranno la potenza di fuoco e la precisione di tiro, stessa cosa avverrà anche per gli automatismi di fucili e pistole.
La produzione dell'industria bellica diviene un elemento decisivo per la sicurezza dello stato ed è quindi assoggettata al controllo pubblico: vengono operate requisizioni e viene attuata la ripartizione pubblica delle materie prime; ai lavoratori è generalmente vietata ogni forma di rivendicazione sindacale, le fabbriche sono in sostanza militarizzate e gli operai, che evitano il fronte proprio perchè ricoprono un ruolo essenziale per la continuazione del conflitto, sono di fatto assimilati, in quanto ad obbedienza e disciplina, ai soldati.
Si cerca, con diverso successo, nei vari stati, anche di limitare i profitti degli industriali, fissando i prezzi o nazionalizzando le stesse fabbriche o sottoponendole comunque a rigidi controlli. In questo senso l'Italia è però un'eccezione: nonostante l'istituzione, anche da noi, di un apposito ministero per le armi e le munizioni, rimane debole il controllo del governo sugli industriali che hanno mano libera nel garantirsi esosi margini di guadagno sia gonfiando il prezzo del materiale bellico fornito sia lesinando sulla qualità dei prodotti.

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