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La seconda guerra d'indipendenza

Dopo la sconfitta delle rivoluzioni del 1948 e il fallimento della “guerra regia”, la situazione italiana segnò un generale arretramento. L’amministrazione austriaca nel Lombardo-Veneto seguì una politica di RESTRIZIONE DELLE LIBERTA’ e di rinuncia ad ogni possibiltà di riforma. Tale politica ebbe la conseguenza di deludere le aspettative dei moderati e dei ceti borghesi.

Nel REGNO DI SARDEGNA, al contrario, fu mantenuta in vigore la carta costituzionale concessa da Carlo Alberto nel 1848 (STATUTO ALBERTINO); inoltre fu avviata una politica di riforme e di modernizzazione a opera del conte di Cavour. In Piemonte, a differenza degli altri stati italiani, si instaurò un’alleanza politica tra la monarchia e la classe dirigente; ciò permise a TORINO  di diventare in breve tempo il punto di riferimento del movimento liberare moderato italiano.

Camillo Benso conte di Cavour, antisocialista e antirepubblicano, ma convinto sostenitore del liberalismo, puntò a promuovere il progresso economico del Piemonte. Questa politica si scontrava, però, con le forze conservatrici del regno, e più in particolare con i CLERICALI; la vittoria si sarebbe potuta ottenere solo raggiungendo la maggioranza parlamentare. Infatti, con la POLITICA DEL CONNUBIO, nel 1852 Cavour si alleò con la sinistra, capeggiata da U. Rattazzi, per potersi assicurare la forza parlamentare. I risultati si verificarono soprattutto in campo economico. Infatti Cavour ridusse le barriere doganali e strinse accordi commerciali con le principali nazioni europee, realizzando nel contempo un forte intervento dello stato nell’economia (utilizzando la spesa pubblica per la costruzione di strade e ferrovie e per sostenere l’industria meccanica e siderurgica). Tutto ciò permise al Piemonte, negli anni ’50, uno sviluppo superiore a quello degli altri stati italiani.

La via da seguire secondo Cavour per ottenere l’unificazione dell’Italia era quella militare e diplomatica, che vedeva il regno di Sardegna protagonista. Era necessario, però, fare del Piemonte il punto di riferimento dei moderati italiani e, inoltre, ottenere alleanze per sconfiggere l’Austria.

Per inserirsi nel “gioco europeo” Cavour mandò un contingente piemontese in CRIMEA a combattere i Russi al fianco dei francesi e degli inglesi.

Gli anni ’50 furono invece drammatici per i democratici, poiché fallirono sia i moti tentati dai mazziniani in Lombardia e in Toscana, sia la spedizione che Pisacane giudò nel napoletano (SPEDIZIONE DI SAPRI), che avevano l’obiettivo di risollavare il Mezzogiorno.

Questi insuccessi portarono molti ad aderire alla SOCIETA’ NAZIONALE ITALIANA, organizzazione fondata nel 1857 per organizzare il fronte di chi voleva lottare per l’indipendenza al fianco dei piemontesi.

Cavour, intanto, aveva individuato nell’imperatore francese Napoleone III un alleato disposto a combattere contro l’Austria; il suo scopo era quello di guadagnare prestigio e ricavare vantaggi dagli equilibri europei. Nel 1858 Cavour strinse segretamente con l’imperatore gli ACCORDI PLOMBIERES, che impegnavano la Francia a entrare in guerra al fianco del regno di Sardegna nel caso fosse attaccato dall’Austria. In cambio la Francia ottenne Nizza e la Savoia.

Cavour riuscì a far scattare il maccanismo previsto dagli accordi di Plombières facendosi attaccare dagli austriaci. E’ qui che ha inizio la SECONDA GUERRA DI INDIPENDENZA (1859). All’esercito piemontese e francese si unirono circa ventimila volontari (provenienti da tutt’Italia) guidati da Giuseppe Garibaldi. Fu proprio Garibaldi ad ottenere i primi successi: conquistò, infatti, Como e Varese. Napoleone III, però temendo le reazioni della Prussia e del papato, si ritirò improvvisamente e firmò con gli austriaci l’ARMISTIZIO DI VILLLAFRANCA in base al quale l’Austria cedeva la Lombardia alla Francia, la quale, a sua volta, la cedeva al regno di Sardegna. La Francia dovette rinunciare a Nizza e alla Savoia, non avendo rispettato gli accordi di Plombières. Enorme fu la delusione fra i patrioti italiani e Cavour, per protesta, si dimise.

Ma in Toscana, nei ducati e nei territori dello stato pontificio, dopo la vittoria delle truppe franco-piemontesi, i governanti erano stati cacciati e si erano formati governi provvisori.

Cavour, tornato al governo nel 1860, garantì a Napoleone III Nizza e la Savoia, nonostante non avesse rispettato gli accordi. Nel marzo del 1860 si svolsero i PLEBISCITI, in cui gli elettori votarono per l’annessione del regno di Sardegna.

A questo punto la situazione politica italiana risultava così composta:

·        Al Nord: un REGNO DI SARDEGNA che annetteva, oltre alla Lombardia, anche Toscana ed Emilia (mentre il Veneto nella mani degli austriaci);

·        Al centro: lo STATO PONTIFICIO (Lazio, Umbria e Marche, con Roma protetta dai francesi);

·        Al Sud: il REGNO DELLE DUE SICILIE.

by Barravecchia

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