Se vogliamo
seguire Leopardi sulle tracce dell’infinito, dobbiamo affidarci agli aggettivi
e ai pronomi dimostrativi.
Sì, avete capito bene! Proprio loro ci dicono dov’è il nostro amico, in
ogni tappa del suo viaggio, altrimenti lo perdiamo di vista.
TRASPORTA GLI AGGETTIVI E I PRONOMI APPROPRIATI ALLA VICINANZA O
ALLA LONTANANZA del poeta
Dunque
l’avventura inizia proprio sul colle,
davanti alla siepe,
( ) e ( ). La siepe crea una specie
di illusione
ottica: uno spazio illimitato,
nascondendo la
linea
dell’orizzonte.
Troppo
invitante…il poeta va verso l’infinito, senza neanche
pensare…la
siepe è ormai lontana ( ) e la
distanza è tale
da far paura. Cosi ritorna indietro, è di nuovo
accanto alle
piante ( ) con la voce del vento ( ), lontano
dall’infinito
( ). Immerso tra le cose
presenti che lui ama,
pensa al
lontano passato e lo accoglie dentro di sé, infinito
scorrere del
tempo, insieme al suo presente. Questa volta il
poeta non è più
solo, porta con sé questo e quello, in ( )
immensità e
tutto diventa ( ) mare, dove
confondersi
dolcemente
senza paura di perdersi.
L’infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta
parte
dell’ultimo orizzonte
il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando,
interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi e
profondissima quiete
io nel pensier mi
fingo ove per poco
il cuor non si
spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi
sovvien l’eterno,
e le morte stagioni,
e la presente
e viva, e il suon di
lei. Così tra questa
immensità s’annega il
pensier mio:
e il naufragar m’è
dolce in questo mare.