Patrizia
Vayola (12-04-2002 20:59)
Ipertesti
L’ipertesto, o meglio
l’ipermedia, è uno strumento estremamente flessibile che può adattarsi
a qualsiasi progetto didattico. Il problema di fondo non è quali siano i
temi migliori ma quali obiettivi ci si prefigge nel costruirlo. Anzi può
essere importante far sperimentare agli studenti diverse modalità di
utilizzo dello strumento, magari in una logica di curricolo verticale che
gli consenta, nel corso degli studi, di esplorare tutte le sue potenzialità.
Non è detto infatti che non si possa partire, per costruire un ipertesto,
anche solo dall’uso del manuale.
Mi spiego: il manuale nel presentare un argomento, costruisce un testo
narrativo che spesso impedisce di cogliere tutte le connessioni logiche e
cronologiche dello svolgersi di certo fatto. Un esercizio di approccio
all’ipertesto può quindi essere semplicemente lo smontaggio e il
rimontaggio, tramite link, delle diverse sezioni del testo a partire da
una mappa concettuale che schematizzi l’argomento preso in esame.
Insomma, vanno bene gli ipertesti che presentano gli esiti di ricerche sul
campo (e la storia locale è davvero un campo di indagine importante, al
di là degli strumenti attraverso i quali si comunicano gli esiti della
ricerca, perché consente di lavorare su documenti di facile reperibilità,
favorendo l’approccio metodologico al fare storia e consentendo di
connettere eventi a livello locale con eventi di storia generale in modo
da far uscire la storia dall’astrattezza dei manuali) ma anche quelli
che consentono di riscrivere, a partire da un’esperienza di riflessione
e di confronto con le fonti, qualsiasi argomento.
Più che i contenuti, sono sono importanti le competenze sulle quali ci si
esercita a livello cognitivo e metacognitivo: sono quelle che devono
guidare alla scelta dell'approccio e del tema.
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Patrizia Vayola |