Diverse Italie agricole, diverse case

L'Italia data la sua posizione geografica e la varietà delle sue condizioni ambientali, date inoltre le complesse vicende storiche di cui è stata soggetto in tre millenni, offre un civiltà agricola molto varia, degna del massimo interesse. Per semplificare il discorso vanno individuate due grandi zone geografiche, una " sud " e una " nord ", divise da una linea sinuosa che corre i Emilia e in Toscana. A sud troviamo un terreno asciutto, spesso arido, fino a pochi anni fa privo di qualsiasi tipo di irrigazione, con seminativi a cereali e a foraggio, con viti e alberi da frutta. A nord troviamo invece un terreno ricco d'acqua, ben drenato e irrigato da secoli, utilizzato per un'agricoltura intensiva, dove ai cereali e al foraggio s'aggiunge abbondante riso e una quantità notevole di piante con alto sfruttamento industriale.

Nelle isole e nelle regioni meridionali il latifondo trovò la sua situazione ideale, come in Spagna. E gli spagnoli, che ne divennero i padroni, in quelle terre radicarono fortemente il sistema, precludendo per secoli un cambiamento. Nacquero le grandi " masserie " dove il " massaro ", uomo di fiducia del padrone, abitava con la famiglia controllando i fondi; qui confluivano dai paesini i braccianti reclutati giornalmente tra i miseri abitanti dei villaggi rurali. Prevalgono tradizionalmente nel sud i latifondi, cioè le grandi proprietà nobiliari ed ecclesiastiche, condotte quasi sempre mediante coltivazioni di tipo estensivo, senza utilizzo di nuovi capitali e capacità imprenditoriali. Il proprietario dei fondi risiedeva spesso in città ed affidava ad un amministratore la gestione delle terre. Per molti lavori stagionali si impiegava manodopera per un tempo determinato (i braccianti). Solo una parte ristretta della manodopera contadina risiedeva nella masseria, mentre molta popolazione risiedeva nei paesoni rurali del sud e da qui si spostava per raggiungere i campi su cui lavorava. Sono dunque molte di meno, rispetto al centro e al nord, le costruzioni rurali sparse. Anche i territori dei comuni del sud hanno, per motivi legati a quanto detto, estensioni in superficie molto più ampie di quelli del centro e del nord. La riforma agraria, avvenuta in Italia ne gli anni '50, ha trasformato il latifondo in piccole proprietà individuali, dove, salvo nel Lazio, il contadino può condurre solo una vita stentata, per la povertà della terra e la sua dimensione troppo modesta per una razionale meccanizzazione dei lavori.

Nel Lazio settentrionale, in Maremma e in Toscana, ebbe invece sviluppo la mezzadria. Nel 1400 infatti le grandi proprietà cominciarono ad essere divise in tanti poderi di medie dimensioni, dove i contadini addetti andarono ad abitare. Il contadino pagava il padrone con parte dei prodotti della terra, secondo una percentuale cambiata più volte nel corso dei secoli. Un terreno discreto permise ai contadini di " buona volontà " un discreto benessere, che è riconoscibile nei documenti della cultura che ne nacque. Oggi questo mondo è in crisi perché il dimensionamento e la natura dei fondi non consentono l'adozione di sistemi moderni di coltivazione, che permetterebbero, essi soli, un reddito sufficiente e alternativo. Dalla mezzadria ha origine la dolcezza e la varietà del paesaggio toscano o marchigiano. La casa-azienda del mezzadro, in posizione dominante rispetto al podere, a volte arricchita architettonicamente tramite modelli di tipo cittadino, cercava di provvedere il più possibile in modo autonomo al mantenimento della famiglia contadina, producendo in proprio il grano, il vino, l'olio.

Nel nord Italia, dove le invasioni d'oltralpe introdussero l'adozione di un nuovo sistema di rotazione e dell'aratro pesante, un terreno già buono migliorò le sue " prestazioni "; i monaci, poi, venuti anch'essi dal nord, insegnarono la bonifica dei terreni palustri e l'irrigazione, introducendo le risaie e le marcite, che caratterizzarono il mondo agricolo padano.

Nella Pianura Padana vi è innanzitutto una differenza tra alta e bassa pianura. Nell'alta pianura, dove il terreno è permeabile, nacquero piccole e medie aziende agricole, condotte da una sola famiglia. Nella bassa invece, dove i terreni impermeabili sono pieni di fontanili, le abbazie e le pievi introdussero e insegnarono il drenaggio e l'irrigazione; infatti qui un singolo produttore non avrebbe potuto sostenere l'onere dei grossi lavori idraulici richiesti.

Nel Settecento, nell'Alto Milanese, i grossi cascinali a corte, ancora in mano a una famiglia patriarcale, erano condotti direttamente o a mezzadria; solo più tardi venne introdotta la piccola fittanza. Questa permetteva ai " pigionanti ", che abitavano in paese, di coltivare piccoli terreni (per i quali pagavano una a pigione "), dove era loro concesso di costruire il "cassinot", un ricovero temporaneo che fungeva anche da deposito. Contemporaneamente, nella Bassa, come nel Lodigiano, nel Mantovano, nel Novarese e nella Lomellina, le grandi proprietà si trasformarono in imprese capitalistiche, dove il territorio era suddiviso in poderi, ciascuno dei quali aveva una grande "cassina" o cascina. In questa grandissima fattoria risiedevano anche cento persone, la maggior parte delle quali erano salariati: spesso in essa nacque la " corte padronale " e la " corte dei salariati ".

Un cenno a parte merita l'architettura rurale alpina. La casa dei montanari, allevatori prima che agricoltori, si trova all'interno di piccoli villaggi e ha una grande varietà di tipologie costruttive, a seconda dell'altitudine e delle diverse culture alpine da cui proviene. Ad esempio le case che utilizzano in prevalenza la pietra provengono dal mondo latino e mediterraneo, mentre quelle costruite in legname sono legate a gruppi etnici di origine tedesca (ad esempio i walzer del Monte Rosa).

(rielaborazione da Luciano Boschini, Casafolk, Rizzoli, Milano,1983)