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Il Corriere della Sera - 11 - 12 - 2004

LE RUSPE A TRINITA' DEI MONTI, DEMOLITA LA VILLETTA ABUSIVA
L' illecito era stato denunciato dal «Corriere». Ore di fila nella capitale per presentare le domande di condono

ROMA - Peccato aver dovuto abbattere una villetta che gode di un panorama da brividi, con i tetti della capitale che sembrano un tappeto di tegole intorno al Cupolone di San Pietro e all' Altare della Patria. Peccato soprattutto che la villetta, costruita nel cuore della capitale, zona assolutamente inedificabile, sia completamente abusiva. Per questo ieri gli operai del Campidoglio non si sono lasciati incantare dal paesaggio che tanto piaceva a Federico Fellini e hanno demolito il manufatto. E ieri nell' ufficio speciale condoni edilizi del Comune di Roma i cittadini hanno fatto ore di fila per riuscire in extremis a presentare le ultime domande di sanatoria: circa 70 mila in tutto (su un totale di circa 100 mila in Italia). Lo scandalo della villetta fuorilegge a due passi da Trinità dei Monti, tra via Margutta e la Casina Valadier, era stato denunciato da Gian Antonio Stella sul Corriere il 1° dicembre: la casa era stata costruita sulle ceneri di un manufatto dell' Istituto Sant' Alessio Margherita di Savoia: l' ente regionale che si occupa dei ciechi ha affittato l' immobile nel febbraio del 2003 a Renzo Mingolla, che ha chiesto al Comune di poterlo ristrutturare. In realtà il rudere è stato abbattuto per tirare su una casa nuova di zecca di circa 80 metri quadrati. All' alba di ieri sono arrivati gli addetti e hanno preparato il terreno per la demolizione. Verso le 10 è stato acceso il motore della piccola ruspa arancione, di fronte al sindaco Walter Veltroni. Dopo pochi minuti, però, sono arrivati Rodolfo Giannelli Savastano, commissario del Centro Sant' Alessio, e gli avvocati dell' affittuario, Vincenzo Pomi e Angela Mucci. «Fermi! Che fate? Non potete buttare giù tutto...» hanno intimato agli operai. «Questa è una città dove non si può costruire senza il permesso e dove un abuso, quando è scoperto, viene abbattuto» ha replicato il sindaco. Dopo 10 minuti di battaglia legale, la ruspa è ripartita. «Se c' è un abuso, la demolizione è giusta - ha ammesso il responsabile dell' ente per ciechi - ma noi abbiamo subito un danno patrimoniale: lì c' era una casa che non c' è più. Senza contare il danno storico... in quella casa ha vissuto Totò...». «Non è vero - precisa Diana de Curtis, nipote del principe della risata -. Nonno non c' entra nulla. Lì abbiamo abitato io, mia madre Liliana e mio fratello tra il 1967 e il ' 68, ma dopo la morte di nonno». «Non si tratta di una nuova costruzione, il fabbricato è preesistente all' avvio dei lavori...» hanno provato a giustificarsi i legali di Mingolla che hanno presentato ricorsi al Tar e al Tribunale della Libertà. A loro ha risposto in silenzio un operaio prendendo un grosso mattone. Su un angolo del foratino c' era impresso l' anno di fabbricazione: 2004. 

Francesco Di Frischia

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