ANTOLOGIA - fonti letterarie
VASCO
PRATOLINI - CRONACHE DI POVERI AMANTI
(pag. 372 - 374)
Le
Fiere di Quaresima sono anch'esse una costumanza paesana ed universale, alla
quale i fiorentini hanno recato il crisma delle loro bizzarrie. Dalla
prima domenica di Quaresima, fino a quella delle Palme, ogni Quartiere,
a turno, ha la sua fiera brulicante di pagliacci che si esibiscono nel
mezzo delle piazze, di chiromanti che predicono la sorte assise in
baldacchino, di lanciatori di coltello e mangiatori di fuoco, di
illusionisti e lettori dei pensiero. Non un Luna-Park, ma una Fiera.
Dove tuttavia non si trattano vacche né pannine, ma si mangiano dolci e
ci si diverte. Recandovici, vedrete banchi e banchi, uno accanto
all'altro, in due file dirimpettaie che si estendono nella lunghezza del
quartiere e che straripano di frittelle, di torrone, di
"schiacciata" indigena, di zucchero filato, tutto ciò che vi
potete immaginare di dolce e di semplicemente confezionato, .adatto al
gusto e alla borsa di un pubblico popolare. Noccioline americane,
mandorlati, zibibbo, pari di ramerino a ceste, a carrettate intere, com'è
naturale. E i brigidini!
Il brigidino è il deus ex macchina della Fiera. Lo si impasta
e cuoce sotto i vostri occhi. Lo si mangia tiepido e croccante. E in
virtú del suo richiamo che la gente affolla la fiera. Il brigidino e
una cosa di nulla, appena un'ostia di piú grandi dimensioni, pure ha
una consistenza, una fragranza, un sapore che si scioglie in bocca. I
carretti ne sono pieni, dapprima, ma via via che l'ora monta e la folla
cresce, si formano le code in attesa davanti ai banchi dal fornelletto
sul treppiede, ove l'esperto brigidinaio rigira le sue "schiaccie".
I venditori sono tutti vestiti di bianco, con in testa copricapì da
cuochi di grande albergo. Magnificano la merce a squarciagola, persuaso
ognuno di essere stato eletto da Santa Brigida in persona a custode dei
segreto per la confezione del biscotto di cui la Santa fu l'inventore.
Le fiere sono tante quante sono le domeniche della Quaresima, con
due straordinari nei giorni di San Giuseppe e della Santissima
Annunziata. Se il 19 o il 25 marzo coincidono con la domenica, le fiere
sono due, duplice è la festa ma anche il richiamo e la spesa: i
fiorentini, in questi casi, tengono il broncio al calendario. Il
quartiere di San Gallo, per annoso privilegio, ospita tre fiere, le
quali, tutte, si svolgono all'ombra delle antiche Porte. Ciascuna Fiera
riveste un suo significato, che l'andar del tempo ha reso proverbiale. A
San Gallo si tiene per la prima la Fiera "dei furiosi", cioè
dei frettolosi, a cui segue quella "dei curiosi". "Sembri
la prima Domenica di Quaresima, con tutta la tua furia! Curiosi come te
se ne vedono solo alla seconda Fiera di San Gallo!" si dice anche
in via del Corno. La terza è dedicata agli innamorati: "Torni
dalla terza di San Gallo, che ti ridono gli occhi?". E della vedova
Nesi il ciaba ha detto: "Ha messo su una spocchia da fiera di Porta
a Prato". La quale, appunto, è dedicata "ai signori". La
quinta è quella dei "contratti" e, fra tutte la meno sentita,
anche perché Porta Romana si trova un poco fuori di mano. San Frediano
chiude la serie, la Domenica delle Palme, e la definizione che la
riguarda è esauriente di per sé: "dei rifiniti". Ma non per
questo va deserta. Si tiene nel Quartiere piú povero della città; e
quindi l'allegria non manca, e la buriana nemmeno. Il 25 marzo è,
invece, nella piazza e nelle strade signorili che affiancano la Chiesa
dell'Annunziata, che ha luogo la festa, sotto gli sguardi beati e
ignari dei Putti, aerei sul porticato. E per San Giuseppe è il
Quartiere di Santa Croce a risvegliarsi appena fa chiaro al rumore dei
carri e carretti che si dispongono per tempo al posto loro fissato dalla
involontaria regia dell'Ufficio Comunale Posteggi.
La Fiera di Santa Croce è anche la Fiera dei cornacchiai: mancarvi
sarebbe un disonore. Per San Giuseppe, Revuar colloca un intero
banco della sua merce, proprio di fronte al monumento al Poeta: esige
che la famiglia lo aiuti nella vendita. A Clorinda non dispiace, ma
Bianca, ora che è diventata una signorina, muore dalla vergogna nello
stare sotto gli occhi della gente con indosso un grembiule bianco,
dietro al banco dei mandorlati, ove c'è un fantoccio di pezza che regge
un cartello come insegna: Premiata Ditta Serafino Quagliolti - Il Re
della Mandorla - chi assaggia ci ritorna.
La Fiera dura dalle prime ore del mattino fino a sera inoltrata.
L'affluenza massima si ha dalle tre alle sei del pomeriggio. Ogni
fiorentino che si rispetti si sentirà in dovere di farvi almeno una
capatina, sempre in compagnia d'amici o con la bella o portandosi dietro
la famiglia intera, se non altro per rendersi conto se la Fiera del suo
Quartiere è stata all'altezza delle altre, e se piú allegra, e se piú
affollata.
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